Corinaldo arresti, Paolo vedovo dopo la strage. "Pagheranno, ma non riavrò mia moglie"

"Gli arresti non bastano, accertate le altre responsabilità"

Paolo Curi ed Eleonora Girolimini

Paolo Curi ed Eleonora Girolimini

Senigallia (Ancona), 4 agosto 2019 - Paolo Curi, 43 anni, nella strage della Lanterna Azzurra di Corinaldo (FOTO), ha perso la moglie Eleonora Girolimini, 39 anni. Erano andati in discoteca per esaudire il desiderio della figlia più grande, 11 anni, di assistere al concerto di Sfera Ebbasta. Quella tragica notte, durante la fuga dei giovani dal locale, causata dallo spray al peperoncino spruzzato tra i giovani, Eleonora con il corpo fece da scudo alla ragazzina, salvandola. Oltre all’11enne, l’uomo ha altri tre figli più piccoli.

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Curi, sono stati arrestati sei giovani (sette con l’uomo accusato di essere il ricettatore, ndr.) ritenuti responsabili di aver provocato il fuggi fuggi che scatenò l’inferno all’interno della Lanterna Azzurra di Corinaldo. Come si sente oggi?

«Ho sempre avuto fiducia nella Procura di Ancona perché sta lavorando bene (VIDEO). Ovviamente nessuno potrà ridarmi la mia Eleonora, ma sono contento che qualcuno finalmente inizi a pagare. Vorrei però che questi arresti non distolgano l’attenzione anche da altre responsabilità che sono ancora da attribuire».

Corinaldo, arresti (foto Antic)
Corinaldo, arresti (foto Antic)

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Si riferisce al secondo filone di inchiesta, quello che riguarda la gestione del locali e il rilascio dei permessi?

«Sì, gli arrestati di oggi sono dei corresponsabili di quanto accaduto, dei feriti e delle sei vittime. Per me hanno una grande responsabilità anche le persone che non hanno garantito la sicurezza all’interno del locale. Ho saputo che gli arrestati facevano parte di una banda accusata di aver provocato situazioni di panico anche in altri locali, però non era morto mai nessuno prima di Corinaldo».

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Lei ha sempre sostenuto, fin dalle ore successive alla tragedia, che alla Lanterna Azzurra c’erano molte cose che non andavano.

«Prima che succedesse la tragedia, mentre aspettavamo l’inizio del concerto, ci chiedevamo dove fossimo finiti. Il locale era palesemente troppo pieno. Non ci saremmo mai immaginati quanto scoperto dopo, che si trattava di un capannone agricolo, con vie di fuga che si sono rivelate inadeguate. È assurdo che sia stato permesso di organizzare un evento di quel tipo in quelle condizioni».

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Lei, insieme con Eleonora, accompagnò sua figlia per quella che doveva essere una serata speciale.

«L’orario del concerto nel biglietto era previsto per le 22. Sempre noi tre, insieme, eravamo stati ad altri tre concerti dove alle 23.30 tutto era finito e chi voleva poteva tornare a casa. A Corinaldo invece era mezzanotte e ancora di Sfera Ebbasta neanche l’ombra. Se avessimo saputo che il locale era pieno all’inverosimile e che lo spettacolo sarebbe iniziato solo a tarda notte, non saremmo andati a quel concerto».

Gli arrestati, accusati di aver spruzzato lo spray al peperoncino e derubato altri coetanei durante il panico, sono tutti ragazzi.

«Hanno rovinato la vita di tante altre persone ma si sono rovinati anche la loro. Per rubare a dei coetanei hanno provocato la morte di sei persone. Hanno distrutto la vita di altrettante famiglie, ma allo stesso tempo anche la loro perché quello che è accaduto li segnerà comunque per sempre. È assurdo».

Com’è cambiata la vita, sua e della sua famiglia, in questi otto mesi senza sua moglie e la madre dei suoi figli?

«La vita è dura. Eleonora ha lasciato un vuoto incolmabile per noi tutti. Piano piano però devo andare avanti e lo faccio soprattutto per i ragazzi. In questi mesi voglio ringraziare il Comune di Senigallia e il sindaco perché ci hanno aiutato tantissimo, aiuto che non abbiamo avuto né dallo Stato né dalla Regione».