Niente chirurgia robotica a Macerata e Ascoli: "Danno al territorio e medici umiliati"

Carancini (Pd): il sistema è stato assegnato a tutte le altre aziende sanitarie marchigiane, eccetto Ascoli. "Da Acquaroli e Saltamartini un atto di disuguaglianza sanitaria nei confronti di un pezzo delle Marche"

Un esempio di chirurgia robotica, foto generica

Un esempio di chirurgia robotica, foto generica

Macerata, 15 marzo 2024 – ”Un grave atto di disuguaglianza sanitaria nei confronti dei cittadini di un pezzo delle Marche". Romano Carancini, consigliere regionale del Partito democratico, definisce così la mancata dotazione negli ospedali di Macerata e Ascoli, classificati di primo livello, del sistema di chirurgia robotica, assegnato invece a tutte le altre aziende sanitarie marchigiane.

"È un’umiliazione nei confronti dei tanti e bravi professionisti che lavorano nelle strutture di Macerata e Ascoli – prosegue – che con quella tecnologia migliorerebbero in maniera straordinaria i risultati sanitari per i pazienti sottoposti a intervento chirurgico, diminuirebbero i tempi di ricovero con significativi risparmi economici, e permetterebbero la riduzione delle liste di attesa attraverso una rotazione più veloce delle persone che attendono di essere operate".

Senza trascurare il fatto che la tecnologia robotica è anche ragione di appeal per i medici chirurghi di più alto valore i quali, senza una seria programmazione sul miglioramento tecnologico, potrebbero decidere di andarsene altrove. "Ancora una volta – sottolinea Carancini – Acquaroli e Saltamartini dimostrano di non capire il valore della parola ‘investimento’, e che il loro dovere di amministratori è attuarlo su tutto il territorio delle Marche, trattando allo stesso modo tutti gli ospedali di primo livello, senza piegarsi alle pressioni politiche dell’ultrà di turno della sanità".

Secondo il consigliere dem, Acquaroli e Saltamartini devono fare una cosa molto semplice: dotare gli ospedali di Macerata e Ascoli del sistema di chirurgia robotica. "Non solo perché, allo stato attuale, quei presidi e cittadini sono lasciati indietro, ma anche perché sono "circondati", considerato che quella tecnologia d’avanguardia è presente negli ospedali di Teramo, Perugia, Terni, cioè i territori di confine dove i maceratesi e gli ascolani possono decidere di andare a operarsi con la duplice frustrante conseguenza di una mobilità passiva che pesa sul bilancio della Regione e che mortifica il loro diritto di essere curati nel territorio dove vivono".

Ma questa, secondo l’ex sindaco di Macerata, non è che l’ultima frontiera di tre anni e mezzo di gestione fallimentare della sanità. "Acquaroli e Saltamartini – conclude Carancini – hanno scavato un solco drammatico sulle disuguaglianze in sanità: si pensi a chi è costretto a ricorrere al sistema privato a pagamento per poter ricevere cure a causa delle lunghe liste di attesa; o, addirittura, a chi non può affatto curarsi perché non si può neppure permettere la prestazione dal privato".

f. v.