DAVIDE EUSEBI
Economia

Dal Gambero rosso appello ai vignaioli marchigiani: “Diamo più valore alle nostre produzioni"

Il curatore regionale Pierpaolo Rastelli: "Perfino lo Champagne è in crisi, i nostri bianchi invece reggono". La guida premia bianchi e rossi di pregio

Pierpaolo Rastelli, responsabile per le Marche della guida ai vini del Gambero rosso

Pierpaolo Rastelli, responsabile per le Marche della guida ai vini del Gambero rosso

Ancona, 27 gennaio 2025 – Pierpaolo Rastelli, responsabile per le Marche della guida ai vini del Gambero rosso, come sta il comparto vinicolo della regione?

“Tutto sommato bene, tiene nonostante la crisi generale, un solo consiglio”

Dica

“Dovrebbero aumentare il prezzo dei vigneti e delle uva, insomma dare più valore al proprio lavoro e ai buoni vini prodotti”

Nel dettaglio cosa avete trovato nel calice?

“Una buona crescita con punte che stanno innalzandosi per esempio nella denominazione Bianchello del Metauro” Qualche esempio?

“Il “Chiaraluce“ Crespaia per la prima volta ha ottenuto i Tre bicchieri. E poi l’ottima prestazione del Rocho della cantina Lucarelli: non è la prima volta che si avvicina ai “Tre bicchieri“ e per questo abbiamo deciso di premiarlo con la guida “Berebene“ che intercetta il discorso qualità prezzo con vini sotto i venti euro”

E i rossi?

“Nel Pesarese in Fattoria Mancini abbiamo trovato una qualità che non è affatto scesa, anzi, ci sono vini come il Jnoir con un rapporto qualità-prezzo giusto. Altri rossi hanno tenuto bene e con il sangiovese si potrebbe fare anche di più: le competenze non mancano”

Le Marche?

“La regione è sopravvissuta alla peronospora del 2023 che ha messo a dura prova i vignaioli, i quali si sono trovati a ripensare la politica agronomica. L’altra grande sventura è il fallimento di Moncaro, la più grande cooperativa marchigiana, un fatto che può portare uno tsunami: le onde che arrivano dopo, possono essere pericolose. Ancora è tutto da valutare e gli esperti del ministero cercheranno di difendere il difendibile, marchio e famiglie di conferitori”.

Il Verdicchio come se la cava?

“Tiene, la qualità è elevata, magari il Matelica meno brillante visto che proponeva l’annata 2023, falcidiata dalla peronospora che ha toccato questo territorio. Infine il Pecorino ha alzato l’asticella”.

Il Conero?

“Un po’ in difficoltà, alcune aziende producono vini legati ad estrazione, struttura ed alcol, meno recepiti dal mercato. Chi come fattorie Le Terrazze o Umani Ronchi ha cercato di produrre vini più leggeri, ha trovato più successo nel mercato”

Il Piceno?

“Mantiene le posizioni, con una buonissima prestazione del Rosso Piceno superiore che si pone con maggiore eleganza e più contemporaneità, e con l’Offida rossa docg”.

Le Vendite?

“La congiuntura nazionale e internazionale non è buona, perfino lo Champagne che è una super denominazione lamenta cali a doppia cifra. Le Marche si salvano grazie a due aspetti: tengono la posizione il bianco e le bollicine, comparti dove la regione non si è fatta trovare scoperta. Quanto ai rossi, faticano un po’. Ma la piccola dimensione delle aziende e il radicamento nel territorio, fa sì che le Marche non siano in balìa dei mercati internazionali. Non siamo all’età dell’oro, ma nemmeno alla crisi. Piuttosto, ripeto, sarebbe importante che le Marche aumentassero il prezzo di uve e vigneti che è troppo basso per quello che esprimono”.