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Così fan tutte, il Mozart ’italiano’ al Comunale: "Dietro il gioco c’è una morale amara"

Dopo vent’anni, torna domani e domenica l’opera parte della trilogia. Il direttore Sisillo: "Efficace l’allestimento di Manara"

Così fan tutte al teatro Verdi di Pisa (foto Kiwi)

Così fan tutte al teatro Verdi di Pisa (foto Kiwi)

di Stefano Marchetti

Tradimenti, scambi di coppie, una scommessa di fedeltà, poi la riconciliazione finale... Sembra tutto leggero e sbarazzino, quasi una storia boccaccesca di farfalloni amorosi. Ma non lasciamoci ingannare dal suo aspetto giocoso: "Il ‘Così fan tutte’ contiene un senso di amarezza e di profondità che va ben al di là di quello che appare", fa notare il maestro Aldo Sisillo, direttore del teatro Comunale che nel weekend condurrà l’orchestra Filarmonica del Comunale nel capolavoro di Mozart e Da Ponte.

Maestro, della trilogia italiana ’Così fan tutte’ è stata a lungo l’opera meno rappresentata... "Sì, soprattutto perché per buona parte dell’Ottocento venne ritenuta licenziosa, immorale, quindi non adatta. In realtà la vicenda racchiude una morale piuttosto amara. Pensiamoci: qui ci sono due giovani che per scommessa accettano di mettere alla prova le loro fidanzate e, quando hanno avuto la prova che loro li avrebbero traditi, alla fine le sposano. Su tutto vince il cinismo rappresentato da Don Alfonso, il più anziano e navigato, che tiene le fila. E la stessa furba Despina, che era stata ingaggiata per il gioco delle coppie, alla fine si vergogna di essere stata una pedina".

Qui le donne appaiono comunque pronte a decidere sull’amore. È davvero un’opera femminista, come a volte è stata definita?

"Certamente ci sono passaggi anche spregiudicati, soprattutto nelle parole di Despina, la serva che ha molta più esperienza delle sue padrone. È lei che invita le due dame a non preoccuparsi se i loro amati moriranno in guerra, ‘Un uomo adesso amate, un altro ne amerete’. E le incita ‘a far all’amor come assassine’. Sono parole certo forti, dirette. Non sarà magari un’opera femminista ma, per essere stata composta nel ‘700, rivela un anelito di libertà e il desiderio di uscire dai condizionamenti".

E quanto si avverte nella musica quel filo di malinconia e di amarezza di fondo?

"La musica di Mozart esprime sempre una sofferenza e ha sempre un connotato anche drammatico: basti pensare al ‘Don Giovanni’ che fa parte della stessa trilogia italiana. Nelle due arie di Fiordiligi del ‘Così fan tutte’ si avverte tutto il travaglio di una donna che non sa che fare. Nel finale poi si traduce anche musicalmente un senso di disillusione. In ogni caso, delle tre opere italiane di Mozart e Da Ponte, questa (composta nel 1790) è sicuramente la più moderna".

In che senso?

"Per esempio nell’utilizzo dei recitativi con orchestra che sono molto più numerosi rispetto a opere di altre epoche in cui il recitativo veniva accompagnato dal solo cembalo".

Molto particolare si annuncia l’allestimento con scene e costumi di Milo Manara. Come sarà?

"Lo trovo molto efficace perché conferisce leggerezza a tutto l’impianto scenico e registico. E reputo molto coerente con il tema dell’opera l’ispirazione che a Milo Manara è arrivata dalle ‘Metamorfosi’ di Ovidio, che nelle varie trasformazioni degli dei raccontano tutte le declinazioni dell’amore. In scena i pannelli mobili con i grandi disegni, come affreschi, offrono davvero una piacevolezza visiva".

E dal punto di vista delle voci? "Abbiamo un cast giovane, molto brillante e di bell’ascolto: tutti i cantanti hanno aderito all’idea del regista Vizioli di movimentare l’azione, e sono tutti molto affiatati e disponibili. Fin dall’inizio hanno creato un bel gruppo, e questo sicuramente aiuta anche il dialogo e l’interazione sulla scena. Mi auguro che il pubblico potrà apprezzarlo".