
Modena, 20 febbraio 2025 – Un ‘profilo’ misto ignoto nella spallina ‘centrale’ del reggiseno. Un altro profilo sconosciuto nel manico della tanica, quella contenente olio esausto. Il manico sarebbe stato toccato da un’altra persona oltre a Gaaloul.

Quella millesimale parte di materiale genetico o – meglio – Dna è stata al centro di un acceso dibattito ieri in aula, nell’ambito del processo contro Mohamed Gaaloul, accusato del delitto di Alice Neri, avvenuto nelle campagne di Fossa di Concordia a novembre 2022. Ieri a prendere parola in aula è stato un militare del Ris di Parma che si occupò delle analisi più delicate, relative al dna trovato sui vari reperti individuati sul luogo del delitto. "Pacifico – ha spiegato il militare – che sul mozzicone di sigaretta individuato tra i laghetti di Fossa vi fosse sia il profilo genetico dell’indagato che quello della vittima".
"Con quei pochi alleli non si può ottenere un profilo utile all’individuazione", ha detto invece, incalzato dalla Corte riferendosi alle ‘tracce genetiche’ trovate appunto nella spallina del reggiseno di Alice Neri. "Si è ottenuto un profilo degradato a causa della quantità esigua del dna presente e nel quale si può solamente evidenziare il contributo di Alice. Altri profili – ha continuato – non sono interpretabili".
La difesa dell’imputato, rappresentata da Roberto Ghini ha quindi chiesto al perito se fossero ‘individuabili’ dopo un confronto i profili ‘noti’, tra cui quello dell’imputato. Dopo una ‘faticosa’ spiegazione, il militare ha escluso che quel profilo ignoto potesse essere riconducibile all’indagato o agli altri ‘noti’; ovvero inizialmente indagati come il collega della vittima e il terzo uomo.
"Ho fatto calcoli statistici con tutti i profili noti e vi è solo contributo di Alice Neri – ha rimarcato il perito – se ci fosse stata la presenza di quelli noti sarebbero emersi ma non hanno fornito esito positivo, quindi li posso escludere. Stesso ‘risultato’ sulla manica della tanica: "Con molta probabilità è possibile sia stata toccata da più persone; almeno due – ha dichiarato – ovvero l’indagato e un’altra persona ignota. E’ evidenza scientifica che la tanica sia stata toccata da almeno due persone" ha confermato nuovamente. Vi è dunque il mistero – già emerso all’inizio delle indagini – legato a quel Dna ignoti che, ad oggi, nessuno sa a chi appartenga. Nel corso dell’udienza hanno poi preso la parola i consulenti chimici.
"Sono molto soddisfatto dell’esito dell’udienza – afferma Ghini. Siamo riusciti a dimostrare la presenza di di un uomo ignoto sia sul reggiseno della vittima sia sulla tanica. Questo apre onestamente nuovi scenari è stato difficoltoso contro esaminare il consulente di Iris ma alla fine ha dovuto cedere e ammesso, appunto, che vi è traccia di un ignoto sia sul reggiseno sia sulla tanica".
"I temi di fondo emersi dopo ore di dibattito sono chiari: l’imputato ha lasciato le proprie tracce biologiche sul luogo del delitto, in particolare su una sigaretta e sulla tanica che conteneva l’olio lubrificante utilizzato, a parere dei nostri consulenti, per alimentare le fiamme. Elementi forti che vanno in un’unica direzione – sottolineano i legali della famiglia, avvocati Marco Pellegrini e Cosimo Zaccaria. Quei profili ignoti non sono utilizzabili; non sono uguali tra loro e rimandano a tracce degradate non ricollegabili all’azione omicidiaria. Ci teniamo a ringraziare i nostri consulenti presenti oggi, prof. Carlo Previderè, Dott. Alberto Sturaro e Ing. Arnaldo Bagnato, per l’appoggio, la dedizione e la professionalità, anche a nome della famiglia di Alice Neri".