
Il priore dei benedettini Stefano De Pascalis e il chiostro di San Pietro
Modena, 5 dicembre 2023 – Sentenza di non luogo a procedere a seguito della remissione di querela: in sostanza, il processo non si farà. E’ quanto stabilito dal giudice Scarpa nell’ambito dell’udienza preliminare nei confronti degli imputati finiti alla sbarra per l’appropriazione indebita delle somme uscite dai conti della ex parrocchia di San Pietro senza – secondo le accuse – le necessarie autorizzazioni ecclesiastiche.
La procura aveva chiesto il processo per il priore dei Benedettini, Stefano De Pascalis, per un collaboratore e tre professionisti del settore legale, due residenti a Ravenna (tra cui un ex notaio) e uno a Bologna (un avvocato). Gli indagati, in cambio di generose ricompense, avevano, secondo l’accusa, aiutato l’alto prelato in una serie di operazioni illecite per appropriarsi del denaro in questione. Somme che una donna aveva lasciato in eredità diversi anni fa alla parrocchia e non ai monaci benedettini che vi risiedevano e che sarebbe stata invece fatta confluire su più conti dagli imputati al fine di appropriarsene.
Ma, dopo una lunga trattativa vi è stata una restituzione, una transazione di quanto prelevato e quindi una remissione di querela dal momento che la parrocchia è tornata in possesso di quello che era stato prelevato. A querelare gli imputati erano stati la diocesi e la parrocchia infatti ma, a fronte della restituzione, l’accordo, coperto da segreto, è stato raggiunto e così è scattata la remissione della querela.
Inizialmente gli imputati erano accusati a vario titolo di riciclaggio, autoriciclaggio e appropriazione indebita ma la difesa aveva sostenuto la possibilità – poi accolta – di riqualificazione del reato per quanto riguarda l’imputazione di riciclaggio e autoriciclaggio. Sarebbe rimasta quindi in piedi la sola accusa di appropriazione indebita, procedibile a querela, ‘cancellata’ a sua volta dal ritiro della stessa da parte delle parti civili a seguito dell’esito positivo della trattativa extragiudiziale.
Proprio per raggiungere l’accordo, l’udienza preliminare era slittata a ieri mattina, quando alla fine nella massima segretezza, è stato siglato l’accordo tra le parti, volto appunto a giungere ad una transazione degli imputati con la parte civile. Una soluzione che pare aver accontentato tutte le parti in gioco anche se, visto il ‘patto di segretezza’ non è stato rilasciato in merito alcun commento. Il procedimento, lo ricordiamo, scaturisce dall’inchiesta della guardia di finanza relativa a quella eredità da 4 milioni di euro lasciata alla parrocchia di San Pietro a Modena, ora accorpata a quella di San Francesco.
Sarebbe proprio quella la cifra poi tornata in possesso dei legittimi proprietari. Le fiamme gialle avevano ricostruito come già nel 2013 il conto di San Pietro fosse stato ‘svuotato’ e trasferito in una banca di Bolzano su un conto corrente intestato alla parrocchia; un’operazione fatta però senza informare come prevede la legge, Curia e ordine monastico, secondo le accuse. Ora quei soldi sarebbero ‘tornati a casa’.