GIANPAOLO ANNESE
Cronaca

Giulio Santagata "Stefano pragmatico, ma gli elettori volevano un cambio di visione"

L’analisi dell’ex ministro di Prodi: "Io ho scelto il governatore perché lo ritengo più capace di tenere insieme le culture riformiste. Elly spinta anche dall’affermazione della prima premier donna" .

Giulio Santagata "Stefano pragmatico, ma gli elettori volevano un cambio di visione"

di Gianpaolo Annese

Ex ministro con il secondo governo Prodi, già parlamentare, Giulio Santagata è di recente uscito con il libro ‘l’Ira del riformista - Una politica per il futuro’ (Piemme): "Non sarà mai troppo tardi – è il senso della riflessione – per avviare riforme fiscali redistributive ma non punitive, per un welfare che sia generatore di lavoro e non alternativo all’occupazione, per promuovere un’imprenditorialità che investe e innova anziché competere al ribasso, e un’ecologia che non faccia pagare i costi della transizione ai più fragili".

Santagata, la vittoria di Schlein potrebbe placare l’ira dei riformisti?

"In queste primarie Elly rappresentava un modo più innovativo e contemporaneo di guardare ai problemi, più radicale se vogliamo, Stefano Bonaccini il riformismo pragmatico. Per placare l’ira del riformista servirebbe una fusione tra i due, ma non è possibile…".

Ma cos’è il riformismo?

"E’ la capacità di risolvere i problemi attraverso programmi concreti e sostenibili dal punto di vista economico".

Lei ha dichiarato di aver votato per Bonaccini.

"Ho votato per lui perché sono preoccupato che si perda il senso vero del Pd, la pluralità delle diverse culture riformiste che ne fanno parte: va mantenuta questa capacità di tenere assieme questi mondi e penso che Bonaccini, che magari difetta un po’ nella spinta innovativa, potesse contribuire a custodire questo modello di origine. Ma come dicevo prima l’ideale sarebbe coniugare radicalità e pragmatismo".

Che partito può diventare il Pd adesso?

"Il Pd nasce dalle radici dell’Ulivo nel quale confluivano la cultura liberale, cattolica, socialista, comunista. Credo sia fondamentale mantenere questa natura plurale evitando derive radicali che ne snaturerebbero le ragioni per cui è nato".

C’è chi sostiene che il Pd debba allearsi con Calenda e lasciar perdere il M5s. Chi dice che deve allearsi con il M5s e lasciar perdere Calenda. Chi sostiene un fronte comune da Calenda a Conte. Con Schlein in che direzione si andrà?

"Non credo si debba partire dalle alleanze: l’obiettivo adesso deve essere aprire una dialogo con il terzo settore, i corpi intermedi, che in questi anni hanno perso contatto con il Pd. Solo dopo sarà possibile stabilire con chi allearsi. Schlein da questo punto di vista ha un grande vantaggio".

Quale?

"Non ha scadenze elettorali stringenti e ha tutto il tempo di costruire il partito che ha in mente. E’ chiamata dunque a distribuire fatiche non poltrone o incarichi. Alle Europee poi tra un anno, quando si vota con il sistema proporzionale, potrà verificare se è riuscita ad allargare il bacino elettorale".

Bonaccini ha commesso degli errori?

"Direi di no, ha pagato il momento politico sociale. Una donna come primo ministro ha lanciato una suggestione nell’opinione pubblica che ha convinto a una svolta anche l’elettorato di sinistra, e ha indotto gli elettori del Pd a un cambiamento".

Gli elettori, ma non i circoli.

"Sono due modi di scegliere. I circoli credo abbiano premiato il pragmatismo di Bonaccini, hanno puntato sull’amministratore esperto in grado di risolvere problemi concreti. Alle urne invece gli elettori hanno scelto un profondo cambiamento di visione del partito".

Le primarie aperte sviliscono il ruolo degli iscritti?

"Le primarie sono uno strumento nel quale credo ancora, utile in un sistema maggioritario bipolaristico tra due forze che si contendono la guida del Paese. E’ giusto che gli elettori decidano direttamente chi deve rappresentarli nella sfida. Ora però che il bipolarismo non c’è più, il sistema elettorale è una trappola e le alleanze si decidono dopo il voto hanno perso un po’ la loro ragion d’essere. In ogni caso se si decide di farle bisogna semplificare il quadro: devono essere primarie degli iscritti oppure aperte a tutti, il sistema ibrido, come abbiamo visto, crea cortocircuiti".