Minorenne stuprata e sequestrata: ora il processo

Vignola, il fatto risale al 2020. Ieri davanti al giudice l’imputato ha negato tutto. E’ un lavoratore assunto come badante. L’amico si è reso latitante

Violenza sessuale su una minorenne: sequestrata dopo la fuga da casa

Violenza sessuale su una minorenne: sequestrata dopo la fuga da casa

Vignola (Modena), 18 aprile 2024 – L’ennesimo litigio col papà e la fuga da casa: quella che probabilmente ogni adolescente ha fatto almeno una volta nella vita. Poi l’emozione di raggiungere i nuovi amici e, all’improvviso, l’incubo più grande.

Lei, con l’innocenza dei suoi 15 anni non poteva certo immaginare che ad aprirle la porta sarebbero stati due aguzzini che, approfittandosi della sua ingenuità, l’avrebbero stuprata a turno per poi chiuderla in casa.

Per la terribile vicenda, avvenuta nel 2020 a Vignola, ieri è stato incardinato il processo con rito abbreviato nei confronti di un nigeriano 29enne, accusato di violenza sessuale e violenza sessuale di gruppo. Si tratta di un lavoratore regolare in Italia che, insieme a un connazionale che si è reso latitante, avrebbe appunto abusato sessualmente della vittima che, all’epoca, aveva 15 anni.

La minore, di origine camerunense a gennaio 2020, dopo l’ennesimo litigio con il padre, durante la pandemia era scappata da casa, in un Comune della provincia di Lodi, per rifugiarsi da quell’amico più grande di lei, residente a Vignola, che aveva conosciuto via chat e che diceva di poterla ospitare.

La ragazzina si era precipitata in stazione, a Lodi per salire sul primo treno e, raggiunta la città delle ciliegie, si era recata a casa dell’amico, 25enne all’epoca dei fatti nel suo casolare in campagna, dove il giovane viveva con altri amici e connazionali.

Secondo le indagini dei carabinieri, i due amici nigeriani l’avevano ospitata per circa due mesi e tutto sembrava andare bene fino a che, il 25 marzo del 2020 e il giorno successivo non si erano trasformati in mostri, chiudendola in casa e stuprandola a turno. La ragazzina era poi riuscita a chiedere aiuto, dopo essersi impossessata del cellulare di uno dei suoi aguzzini. Inizialmente la procura di Modena aveva iscritto nel registro degli indagati anche marito e moglie, proprietari di casa dell’abitazione in cui viveva l’imputato. I due sono poi usciti dal procedimento. L’udienza è stata fissata per il prossimo dieci luglio.