Primario ucciso a Modena: dopo 42 anni ci sono indagati

Cold case: interrogati gli ex colleghi del professore Montanari: fu ucciso a colpi di pistola all’uscita dall’ospedale. Le voci di tensioni in reparto

Giorgio Montanari fu ucciso l'8 gennaio 1981: era il direttore della clinica ostetrico ginecologica del Policlinico di Modena

Giorgio Montanari fu ucciso l'8 gennaio 1981: era il direttore della clinica ostetrico ginecologica del Policlinico di Modena

Modena, 24 giugno 2023 – Ucciso per rivalità, vendetta personale o per aver lasciato libertà di coscienza al reparto dopo che la legge sull’aborto era appena entrata in vigore? Colpo di scena dopo oltre 40 anni nell’indagine dell’omicidio del professor Giorgio Montanari, direttore della clinica ostetrico ginecologica del Policlinico di Modena. Il primario fu travolto da una raffica di colpi di pistola la sera dell’8 gennaio del 1981 mentre tornava a casa dall’ospedale dopo una giornata di lavoro. Ci sarebbero alcuni iscritti nel registro degli indagati. Persone che gravitano nel mondo sanitario. Non solo: spuntano nuovi elementi che hanno permesso di riaprire il fascicolo ‘impolverato’ e la polizia, in queste ore, sta sentendo diversi medici come persone informate sui fatti.

È la sera dell’8 gennaio del 1981, sono le 20. Il professor Montanari, 51 anni, dopo l’ennesima giornata di duro lavoro, esce dal nosocomio. Giusto il tempo di mettere in moto la sua auto, un Maggiolino, che viene raggiunto da sette colpi di arma da fuoco, esplosi da una calibro 45. L’ultimo si rivela fatale perché lo raggiunge alla spalla, oltrepassando il sedile e colpendo il cuore.

Ora, dopo più quarant’anni, il caso a sorpresa è stato riaperto. Dopo un lungo stop, gli accertamenti – anche grazie alle nuove tecnologie – sono partiti con l’acceleratore e questa volta si potrebbe davvero dare un nome all’assassino. Pare che le indagini svolte all’epoca (il caso fu archiviato nel 1991, poi riaperto nel 2017 e richiuso nel 2020) siano state oggi ‘lette’ dagli inquirenti con un’altra ottica e la procura abbia delegato gli accertamenti alla squadra mobile.

All’epoca gli investigatori, coordinati dall’allora pm Eleonora De Marco, privilegiarono la pista professionale: il primario aveva già ricevuto lettere contenenti minacce così pure proiettili. Nel 2020, però, la procura aveva ritenuto impossibile stabilire, in base ai reperti catalogati, chi ammazzò il primario. Ora, invece, sarebbero stati individuati nuovi elementi, probabilmente anche grazie alla pressante richiesta di parenti e colleghi di riaprire il caso, in primis la vedova novantenne Anna Ponti.

Nel 2020 infatti era spuntata una pistola ritenuta simile a quella utilizzata per commettere l’omicidio: l’arma era stata svenduta all’asta dall’ufficio Corpi di reato. Il procuratore capo Paolo Giovagnoli aveva così deciso di riaprire il caso, poi nuovamente naufragato. Secondo la vedova, il marito in quegli anni era osteggiato da molti dei colleghi e pare che le indagini vadano proprio in quella direzione.

In particolare, in quel periodo, il 1981, era entrata in vigore la legge sull’aborto e il professore aveva lasciato libertà di coscienza ai suoi collaboratori: decisione che aveva destato tra i corridoi del sesto piano del Policlinico un certo malcontento e diversi attriti tra i sanitari. All’epoca l’unica testimone dell’omicidio era una donna, al volante di un’auto contro la quale finì un’altra vettura tamponata dal Maggiolino del primario, colpito a morte pochi secondi prima. La donna vide solo un’ombra allontanarsi.