Modena 18 agosto 2021 - Da oggi dieci dipendenti Ausl sono senza stipendio. La comunicazione, da parte dell’azienda stessa, è arrivata ieri: "Saranno sospesi dall’attività lavorativa – si legge – perché non vaccinati contro il Covid-19". Arriva quindi all’ultimo step il procedimento di sospensione, che nelle ultime settimane aveva interessato solo dipendenti non del pubblico. Da ieri invece, è ufficiale: dieci mail Pec sono arrivate ad altrettanti mittenti, per sancire il temporaneo allontanamento dalla propria attività lavorativa.
Sanitari no vax Ferrara: vaccini dieci sospesi - Coronavirus, i dati del 17 agosto 2021 in Emilia Romagna - I numeri in Italia - Monitoraggio Iss - Crisanti: giusto no quarantena per i vaccinati "Certo non ci fa piacere – commenta il direttore generale dell’Ausl di Modena, Antonio Brambilla – né lasciare la gente senza stipendio, né sapere che comunque sia c’è ancora più di un centinaio di nostri dipendenti che non si sono vaccinati". Al momento infatti i dipendenti Ausl che non hanno aderito alla campagna sono 116: 16 dirigenti e 100 operatori, di cui 12 fisioterapisti, 64 infermieri, 8 dipendenti del personale tecnico e 16 tecnici tra autisti e oss. Soprattutto questo ’zoccolo duro’ di reticenti, si capisce, rappresenta per il direttore Brambilla una fonte di disappunto: "Chi lavora in ambito sanitario lo fa per scelta – considera –. Dispiace sapere che sono ancora in tanti a non aver compiuto questo atto di responsabilità, nei confronti tanto propri quanto degli altri, ancora di più pensando alle persone con fragilità". Anche perché in egual misura è problematico il mantenimento delle loro posizioni lavorative, in altre mansioni che non prevedano il contatto con il pubblico. L’attività ideale sarebbe quella del tracciamento e dell’indagine epidemiologica, che si può fare anche da casa. "Al momento però – spiega il direttore – il fabbisogno non è tale da poter ricollocare oltre cento dipendenti. Tra un mese magari sì, ma questo oggi non lo possiamo sapere: è tutto un gioco di equilibri da valutare nel presente. Va considerato poi che ci sono diverse ragioni per cui qualcuno può essere ricollocato in modo da non stare a contatto con l’utenza, com’è il caso delle lavoratrici in gravidanza". Impensabile quindi, con 116 persone da sospendere almeno per come stanno le cose adesso, dare a ciascuno di loro una mansione che possa evitare la sospesione. "Spero – aggiunge quindi Brambilla – che nei prossimi quindici giorni qualcosa si muova e l’adesione alla campagna da parte dei nostri dipendenti si alzi". Un terzo e altrettanto spinoso capitolo, dopo quello delle sospensioni e delle ricollocazioni, potrebbe essere quello dei ricorsi. "Ne sono già arrivati – riferisce il direttore – per altro in anticipo rispetto al momento in cui sono effettivamente partite le sospensioni, cioè questo. Mi auguro che il nostro lavoro di convincimento arrivi a dare i suoi frutti". "Abbiamo davvero tentato tutto quanto era nelle nostre possibilità – conclude – per aiutare questi nostri dipendenti a sottoporsi con fiducia alla vaccinazione. È dovere della nostra azienda sanitaria tutelare i pazienti in primis, ma è anche mio dovere, come rappresentante legale, tutelare tutti gli altri dipendenti. Non possiamo più accettare che nelle nostre strutture ci siano persone che non si vaccinano, dopo tutto quello che i nostri reparti hanno vissuto".
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