
Valerio Massimo Manfredi
Modena, 4 aprile 2021 - Cosa fece, chi frequentò, quali furono i pensieri che affollavano la mente di Gesù dopo la resurrezione e prima della sua ascensione al cielo? E’ un periodo di cui non tutto conosciamo nei particolari. Dai Vangeli apprendiamo che "nel giro di cinque giorni Gesù appare alla Maddalena, agli amici, ai discepoli, ai pescatori e, secondo le scritture di Paolo, ad altre centinaia di persone". Lo scrittore Valerio Massimo Manfredi ha immaginato nel suo recente testo dedicato a questo scenario, come può aver trascorso il figlio di Dio i 35 giorni successivi, oscillando fra la narrazione che ci viene dalle scritture religiose e il romanzo vero e proprio. Il libro si intitola “Quaranta giorni” (Edizioni Mondadori) e attraverso la voce narrante di un demone che affianca Gesù, Manfredi affronta il viaggio a metà tra storia e religione.
In questi giorni lo scrittore, fra l’altro, sta trascorrendo ormai presso la propria abitazione nel Modenese la convalescenza dovuta ad una intossicazione di mosossido di carbonio nella sua casa di Roma. Sta meglio, la paura è passata anche dopo una terapia in camera iperbarica a Grosseto.
La prima scena di questo romanzo è altamente suggestiva e cattura il lettore, anche se conosciuta da tutti. Ci sono tre croci sul monte Golgota, a Gerusalemme, e su quella centrale è inchiodato Jeshua, l’uomo che con la sua predicazione, e le sue gesta miracolose, aveva sconvolto la Palestina. Un rivoluzionario. Il cielo si fa scuro, le forze della natura si scatenano.
Sulla croce, una scritta recita il motivo della sentenza: Gesù di Nazareth re dei Giudei. Ai piedi della croce, come narrano i Vangeli, ci sono i soldati romani messi a guardia, alcune donne, Maria, sua madre, i discepoli più fedeli, ma anche una figura misteriosa che, non vista da nessuno, a sua volta vede tutto.
Se ne sta in disparte, ma è sulla scena principale. E osserverà anche, tre giorni dopo, Jeshua uscire dal sepolcro dove era stato sepolto, e avviarsi verso Gerusalemme. Da quel momento comincerà a seguirlo e non lo lascerà più.
Nel frattempo, a Capri, l’imperatore romano Tiberio inizia a ricevere strani e inquietanti segnali dalla Palestina. Comincia a preoccuparsi. È un uomo intelligente, acuto e sospettoso e intuisce che quel predicatore non era uno qualunque ma qualcosa di più, qualcosa di pericoloso che con la sua sola parola poteva minare le fondamenta dell’impero. "E’ un testo complesso e molto forte, con un finale esplosivo nella Gerusalemme di oggi", dice Valerio Massimo Manfredi, sempre capace di rispettare nei suoi racconti il rigore del contesto storico affiancato ad uno scenario narrativo appassionante e visionario.