CLAUDIO SALVI
Cronaca

Antenore, “supercattivo“. Enea Scala si racconta

Zelmira, con un allestimento che ha fatto discutere, mette in luce le qualità e potenza scenica del tenore siciliano, all’ottava presenza al Rof.

Enea Scala tra i protagonisti del Rof 2025

Enea Scala tra i protagonisti del Rof 2025

Questa sera (ore 19), il Rossini Opera Festival propone la prima replica di Zelmira, la nuova produzione che ha aperto questa 46ª edizione. Un allestimento che ha fatto molto discutere, non tanto per l’imponente scena al centro dell’Auditorium Scavolini (capolavoro di artigianato delle maestranze e dei tecnici del Rof), quanto per la drammaturgia pensata da Calixto Bieto che al termine della prima ha raccolto più critiche che apprezzamenti. Quelli che invece hanno convinto tutti sono i cantanti, l’orchestra e la direzione sicura di Giacomo Sagripanti che ha avuto il non facile compito di mediare tra buca, tribune e palco un’acustica di difficile gestione. Tra riverberi, ritardi nell’arrivo del suono, aver dato uniformità al tutto senza perdere tempo nell’interplay tra orchestra cantanti e coro non è cosa per tutte le bacchette. Ma veniamo ai protagonisti. Abbiamo detto di Anastasia Bartoli, e del suo personale successo. Tra i più applauditi nel cast dei cantanti c’è Enea Scala. Il tenore siciliano, alla sua ottava presenza al Rof, ha ottenuto unanimi consensi nel non facile ruolo di Antenore.

Enea Scala, chi è Antenore in Zelmira? "Non è solo un cattivo, ma l’elemento che dà ritmo alla trama e crea una tensione drammatica incredibile. Il suo ruolo è quello di essere l’ostacolo perfetto, per dimostrare che alla fine la virtù vince sempre. Un finale che ci ricorda che, nel mondo di Rossini, la giustizia è sempre destinata a trionfare".

Sì anche se non è esattamente un eroe. "Tutt’altro. La sua attitudine è quella di un codardo ed è questa la lettura, forse un po’ anche caricaturale, che io e Bieito abbiamo voluto rendere anche drammaturgicamente. Antenore è un bambino viziato manipolato da Leucippo che alla fine comunque, nonostante tutto, riesce a mettersi in salvo".

E come ha trovato questo Antenore dal punto di vista vocale? "Il tipico ruolo Nozzari, versatile, da baritenore con una estensione molto vasta di almeno 2 ottave con 4-5 note in più con delle pagine di coloratura da tenore più leggero. Le difficoltà maggiori sono legate ai finali, molto articolati anche ritmicamente e difficili da memorizzare e con cambi repentini da 3 ottavi a un ottavo".

L’abbiamo vista cantare ovunque persino dalle tribune. "Sì non è stato semplice. Capire l’acustica, affrontare quel piccolo riverbero non è cosa semplice. Ma la cosa bella è che si sente tutto anche se hai il pubblico alle spalle. Abbiamo usato gli spalti dell’Auditorium come una cavea greca. So che a qualcuno potrà non piacere ma questo allestimento ci ha dato una totale libertà nell’usare gli spazi. Allo stesso tempo è fantastico questo continuo ‘voyerismo’ del pubblico che vede tutto ciò che accade in scena; anche quando non cantiamo".

Che lavoro personale ha fatto sul personaggio? "Approfondito. Alle prove ho fatto tutto in funzione di quello che sentivo cantando, costruendo piano piano. Bieito mi ha lasciato fare: ‘ vedo che stai creando – mi diceva - bene continua così".

Lei e la Bartoli. "Direi che ormai siamo una coppia di fatto sul palco. Abbiamo un ottimo feeling artistico e lei è un’interprete straordinaria. Direi che la mamma (Cecilia Gasdia ndr), ha fatto un ottimo lavoro".