ANTONELLA MARCHIONNI
Cronaca

Diffamò il capo della Mobile, condanna bis per Carriera: quanto deve pagare

In era Covid, la polizia andò in un suo ristorante, aperto nonostante i divieti. E lui reagì con un post su Facebook. La Corte d’Appello ha confermato il verdetto

Il ristoratore Umberto Carriera guidò le proteste anti restrizioni da covid a Pesaro

Il ristoratore Umberto Carriera guidò le proteste anti restrizioni da covid a Pesaro

Pesaro, 23 maggio 2025 – Diffamò il capo della squadra Mobile sui social: la Corte d’Appello ha confermato ieri la condanna a Umberto Carriera, ristoratore pesarese e all’epoca della pandemia leader del movimento “IoApro”.

Il verdetto chiude il secondo grado del processo nato dai fatti del 15 gennaio 2021, quando Carriera sfidò apertamente le restrizioni anti-Covid tenendo aperto il suo ristorante “La Grande Bellezza” a Mombaroccio. Quella sera, una quindicina di agenti in borghese, guidati dal dirigente della Mobile Paolo Badioli, fece irruzione nel locale per un controllo. La scena fu ripresa con un cellulare dalla compagna di Carriera, Clarissa Rosselli, e poi caricata sui social con un commento al vetriolo: “Un’arroganza incredibile, nessuno si è identificato. Denuncerò ciascuno di loro”. Da lì, valanga di commenti con insulti e minacce nei confronti degli agenti, in particolare di Badioli.

Il tribunale di Pesaro aveva già condannato Carriera a una multa di 200 euro per diffamazione aggravata, con pena sospesa. La Corte d’Appello ha ora respinto il ricorso dell’imputato, confermando anche l’obbligo di pagare 3.000 euro di risarcimento al dirigente e 500 euro a ciascuna delle tre sigle sindacali (Silp Cgil, Siulp e Fsp) che si erano costituite parte civile, oltre alle spese legali. Clarissa Rosselli è stata invece assolta da ogni accusa, anche in appello.

“E’ stata confermata una decisione che per noi era scontata – è il commento di Pierpaolo Frega, segretario provinciale Silp Cgil –, e cioè la verità che era emersa dal comportamento tenuto dagli agenti quella sera e improntato alla massima correttezza e alla serietà professionale. Si tratta di caratteristiche che gli agenti della Questura di Pesaro hanno sempre dimostrato. Un capitolo che si chiude facendo finalmente chiarezza e rimettendo tutti i soggetti al proprio posto”.

Nelle motivazioni della sentenza di primo grado emessa nel 2023, a firma del giudice Andrea Piersantelli, si leggeva. “L’imputato era consapevole che, pubblicando il video accompagnato dal suo post di commento, egli avrebbe raccolto opinioni e manifestazioni di pensiero finanche gravemente offensive, violente e minatorie”.

“Le immagini invece mostrano un pacifico ed ordinato intervento di polizia amministrativa e pertanto, l’aver definito di una ‘arroganza incredibile’ l’azione, doverosa, dei pubblici ufficiali assume connotati, che vanno oltre quella che potrebbe essere considerata una libera critica all’operato delle forze dell’ordine, in quanto trattasi di evidente falsa e disonorevole rappresentazione della realtà”.