Urbino, 27 novembre 2024 – Quattro scelte che ne hanno indirizzato, fin qui, la carriera e una quinta, importantissima, ancora da prendere: tentare di imboccare la strada che porta alle Olimpiadi di Los Angeles, per provare a vincere nuovamente, o no? Attorno a questi punti si è concentrata la lectio magistralis che il campione olimpico di salto in alto Gianmarco Tamberi ha tenuto, oggi, dopo aver ricevuto la laurea magistrale honoris causa in Scienze dello sport dall’Università di Urbino.

La risposta che il mondo dell’atletica attende sin dalla delusione di Parigi Tamberi non l’ha data, probabilmente lui stesso deve ancora prendere una decisione che pesa, e non poco: “Lo dico a voi, ma lo dico anche a me, che ho fatto tutti i conti logici sulle probabilità che avrei di vincere le Olimpiadi di Los Angeles, che ho ben chiaro cosa significherebbe per me, a livello emotivo, anche solo provarci, dopo tutto quello che ho passato – ha detto –. Dopo tanti anni so benissimo che limite enorme sia la comfort zone. Lo dico a voi, ma lo dico soprattutto a me, dobbiamo avere il coraggio di scegliere, perché ogni scelta è il primo passo per costruire qualcosa di grande del nostro futuro”. E allora la porta è tutt’altro che chiusa, anche se ricominciare un percorso così lungo, duro e fatto d’incertezze come quello che porta alle Olimpiadi, dopo i tanti infortuni subiti e consapevole che a Los Angeles ci arriverebbe a 36 anni, non è una scelta che si prende a cuor leggero. Ma è anche un percorso fatto di tante soddisfazioni intermedie, come quella di oggi, con Gimbo che non ha mai smesso di sorridere, dall’inizio alla fine della mattinata, cominciata con un rapidissimo ingresso in Università. “È stupendo, ora andiamo, c’è gente che ci aspetta”, ha detto ai giornalisti che lo attendevano, e conclusa con una lunghissima sequela di foto, selfie e autografi con le persone (tra cui tantissimi giovani) che avevano riempito l’aula e che, quando è uscito, lo hanno salutato con il coro che si è soliti riservare ai neolaureati.
Nel mezzo, dopo la lettura delle motivazioni del conferimento da parte del professor Marco Rocchi, direttore del Dipartimento di Scienze biomolecolari, la lectio, appunto, dal titolo ‘La forza delle scelte’: “Le scelte fatte in carriera mi hanno sempre determinato come persona, sono sempre state i punti di svolta del mio percorso sportivo, perché scegliere è il primo passo per costruire qualcosa del nostro futuro – ha detto –. La prima, nel 2009, fu quando mi trovai di fronte al bivio se continuare a praticare il basket, lo sport che amavo con tutto il cuore, o il salto in alto, disciplina per cui probabilmente ero nato. Se avessi seguito solo la parte emotiva non sarei qui, oggi, a parlare e a guardare a quello che è stato fatto in questa lunga carriera”. La seconda fu nel 2016, “di cuore”, dopo la rottura del tendine d’Achille e con i medici che non sapevano se avrebbe potuto saltare ancora: “Nel letto d'ospedale mi feci scrivere sul gambale da mia moglie Chiara, al tempo mia fidanzata, 'Road to Tokyo 2020'. Non volevo altro, solo tornare ad avere la possibilità di vincere le Olimpiadi”. La terza, dolorosissima, arrivò nel 2022: “Dopo 13 anni che mio padre mi allenava, con tanti problemi relazionali, ho scelto di cambiare allenatore e mettermi in gioco. Negli anni, questa è stata un'ombra enorme su di me, la paura di cambiare e che i miei risultati dipendessero solo dalla persona che mi stava accompagnando. Uscire dalla comfort zone mi ha consentito di capire chi sia io e quanto quei risultati in realtà dipendessero da me e non solo da chi mi stava accanto”. Infine, l’ultima, quella presa a Parigi 2024, di andare in pedana nonostante i problemi fisici accusati proprio prima della finale e le speranze di vittoria ridotte a zero: “Tanti mi hanno chiesto perché l'abbia fatto. Serve il coraggio, nella vita, di affrontare le difficoltà. Bisogna mettersi sempre in gioco, senza aver paura di fallire. Quando si ha paura di fallire, non si ha la possibilità di raggiungere grandi obiettivi. Questo è il consiglio che vi do: non abbiate paura di fallire, di sbagliare, mettetevi in gioco sempre, in qualsiasi cosa sia”.