
Un daino nella pineta di Classe
Ravenna, 19 ottobre 2023 – Spetta solo alla Regione risarcire i danni provocati dagli animali selvatici vaganti, nel nostro caso daini. E non agli ambiti territoriali di caccia (Atc), esecutori del piano di controllo e prelievo approvato da Bologna. O alla Provincia, che ha funzione di dirigere tale piano.
Una sentenza, quella pronunciata di recente dal giudice civile Gianluca Mulà, che nella Ravenna delle doppiette, dei daini e degli animalisti, sta suscitando notevole interesse. Sia perché ribalta in buona parte quanto in primo grado su questa vicenda aveva deciso il giudice di Pace Marcella Ricci. Sia perché recepisce un recente orientamento in materia animali selvatici uscito dalla penna della Cassazione.
La storia, secondo l’atto di citazione presentato a suo tempo, nasce all’alba del 9 maggio 2018 quando un 64enne cervese sta viaggiando in auto sull’Adriatica assieme al figlio. All’improvviso all’altezza di Fosso Ghiaia, un grosso daino senza palco sbuca dalle campagne circostanti e di corsa attraversa la Statale. L’uomo non sta andando forte: anche perché davanti ha una fila di mezzi pesanti. Comunque sia, l’impatto è consistente: il daino, forse fatalmente tramortito, riesce ad allontanarsi lasciando però evidenti segni sulla carrozzeria.
Nessuno a bordo per fortuna si è ferito, ma i danni ci sono: più di 4.000 euro. Chi paga? I tentativi di ottenere il risarcimento diretto da Provincia e Regione cadono nel vuoto: le rispettive assicurazioni vengono attivate ma non si giunge a nessuna bonaria offerta. E perciò il caso prende la strada della magistratura civile.
Il 9 marzo del 2020 il giudice di Pace così ripartisce le quote responsabilità: 50% per la Regione e il restante 50% in solido tra provincia e Atc. Tutti e tre vengono infine chiamati a pagare in solido circa 1.500 euro di spese di lite.
Nelle motivazioni, il giudice rileva che la Regione aveva approvato un piano di prelievo del daino demandandone l’esecuzione alla Provincia ma non era riuscita a provare di avere messo in campo attività ecologiche mirate al controllo della fauna selvatica - come barriere, reti e sterilizzazioni - previste da una legge regionale del 2016.
La Provincia - sempre secondo la sentenza - da parte sua aveva demandato l’attività alla Atc Ra 2 attivando un piano di prelievo del daino senza portarlo a termine per "motivi irrilevanti nella decisione finale".
A questo punto a chiedere chiarimenti al tribunale è l’Atc Ra 2 che, attraverso l’avvocato Fabio Fanelli, indica nella Regione, l’unico soggetto "legittimato passivo in caso di danni prodotti da animali selvatici", così come interpretato da una specifica sentenza uscita dalla Cassazione nel 2020.
E comunque sia, "l’esecuzione del piano di prelievo, era stata resa impossibile dalle proteste degli animalisti".
La Provincia a sua volta si costituisce chiedendo pure lei "l’accertamento del proprio difetto di legittimazione passiva". Da ultimo, secondo la a Regione, la parte di sentenza circa il suo 50%, non può più essere più messa in discussione: cioè a lei spetta solo quello e null’altro in quanto quella parte non è stata appellata.
Per il giudice, gli appelli di Atc e Provincia sono fondati: ovvero "il tribunale ritiene di dare continuità all’orientamento della giurisprudenza di legittimità".
Cioè danni da animali selvatici uguale a Regione e basta, con "conseguente condanna al risarcimento dell’intero danno subito dall’automobilista", detratto di quanto già eventualmente saldato. Il 64enne dovrà inoltre restituire a Provincia e Atc quanto eventualmente incassato. E, da ultimo, assieme alla Regione dovrà pagare le spese di lite del secondo grado a Provincia e Atc, 1.700 euro circa ciascuno.