
Il Comune di Faenza (Tedioli)
Ci sarebbe una semplice scannerizzazione dietro la denuncia per peculato che un dipendente comunale faentino avrebbe presentato nei confronti di un collega. A far diventare il fatto di pubblico dominio è un’interpellanza che il consigliere d’opposizione Gabriele Padovani ha depositato nei giorni scorsi. Il capogruppo di Area Liberale fa riferimento, nel testo del documento, alla delibera di giunta del 16 gennaio 2025, con la quale Palazzo Manfredi ha concesso il patrocinio legale gratuito a uno dei suoi dipendenti. Più nello specifico, è stata la giunta dell’Unione della Romagna faentina a "disporre l’assunzione degli oneri di difesa, con risorse dell’Ente, a favore del dipendente", dando atto che "non emergono situazioni di conflitto di interessi e che, comunque, l’amministrazione si riserva di verificare il permanere delle condizioni per il riconoscimento del patrocinio legale fino alle fasi conclusive del procedimento".
Padovani chiede alla giunta se "per il reato di peculato non esistano elementi ostativi che possano influire su un conflitto d’interessi da parte dell’ente".
Il riferimento è dovuto al fatto che "l’ente è venuto a conoscenza dell’indagine di reato – segnala il consigliere – riferita all’articolo 314 del codice penale", quello appunto inerente il peculato. La vicenda è ancora in parte avvolta nell’oscurità: a quanto si apprende – ma il condizionale è d’obbligo – il tutto sarebbe riconducibile a una denuncia spiccata da un dipendente dell’Unione della Romagna faentina nei confronti di un collega: entrambi lavorerebbero a Faenza, nel settore della Polizia municipale. Oggetto del contendere sarebbe una scannerizzazione fatta nell’orario di lavoro, secondo l’accusa non legata alle normali prassi operative proprie dell’ente, ma ad attività di carattere maggiormente personale: da qui l’accusa all’origine della denuncia.
Il caso denota certamente qual è il clima che si respira a Palazzo Manfredi, o comunque in alcune sue parti. Scavando più a fondo, chi vive il municipio racconta di rapporti tesi da lungo tempo fra alcuni dipendenti, di ruggini vecchie ormai di anni e sopravvissute all’avvicendarsi dei dirigenti alla guida degli specifici settori. Quest’ultimo caso sarebbe insomma la punta di un iceberg in cui malumori si sono accumulati ad altri malumori. Criticità che le rivoluzioni interne a livello organizzativo attuate in questa e nella passata legislatura non sarebbero riuscite a sopire, ottenendo paradossalmente, stando a quanto si apprende, l’effetto opposto.