ANDREA COLOMBARI
Cronaca

Figlia uccisa, interrogata la mamma: "Dovevo morire anch’io..."

La tragedia di Ravenna. Giulia ha detto che avrebbe voluto portarsi dietro gli affetti più cari "per evitare loro ulteriori sofferenze"

Ravenna, 10 gennaio 2023 – L’avrebbe dovuta accompagnare a scuola dopo le vacanze natalizie. E invece la sua piccola Wendy, ancora assonnata, l’ha sollevata e l’ha stretta tra le braccia. E poi si è legata alla vita la sua barboncina Jessy per essere sicura che la seguisse anche in quell’ultimo viaggio.

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Nel riquadro al centro, Giulia Lavatura Truninger, supplente di 41 anni. I fiori e i peluche lasciati per la piccola Wendy nel luogo della tragedia
Nel riquadro al centro, Giulia Lavatura Truninger, supplente di 41 anni. I fiori e i peluche lasciati per la piccola Wendy nel luogo della tragedia

Nemmeno le ultime parole della bimba ("Mamma no, mamma no") sono riuscite a distoglierla dal suo proposito. L’ha rassicurata ("non ti preoccupare, non succede niente"). E poi, quasi senza esitare, si è lanciata giù per quella vertigine di 20-25 metri fino a ricadere 9 piani più in basso. "Erano gli affetti della mia vita, dovevo morire anche io, e invece ora...".

E invece ora Giulia Lavatura Truninger - supplente di 41 anni laureata in ingegneria - si trova a dovere rispondere dell’omicidio pluriaggravato della figlia di sei anni e dell’uccisione della sua cagnolina.

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Loro due sono morte sul colpo dopo quel volo, lunedì mattina, su un cortile interno del condomino di via Dradi, alle porte del centro, dove l’intera famiglia viveva. Lei invece, trattenuta da chissà quale mano segreta (più probabilmente una rete del cantiere allestito per un superbonus 110), se l’è cavata con una prognosi di 40 giorni.

Operata e sedata, ieri mattina da un letto dell’ospedale ’Bufalini’ di Cesena ha risposto a tutte le domande del pm Stefano Stargiotti.

Quasi due ore di interrogatorio fino alle 14 circa nel corso delle quali, alternando lacrime e lucidità, la donna ha restituito tutti i dettagli dell’accaduto, senza risparmiarsi su nulla.

A partire dalla pianificazione del gesto. Lei - ha riferito in sintesi anche alla presenza di uno psichiatra, del dirigente della squadra mobile Claudio Cagnini e del suo avvocato Massimo Ricci Maccarini -, era da qualche tempo che covava quel tarlo. Aveva pure pensato di lanciarsi direttamente dalla camera da letto: ma il marito, che in quel momento stava dormendo e che non si è accorto di nulla fino all’arrivo della polizia, avrebbe capito tutto.

E allora, dopo essersi svegliata nella notte per dare da mangiare alla cagnolina, come già accaduto altre volte aveva deciso di dormire per un po’ sul divano: ecco perché aveva optato di lanciarsi dal tinello sfruttando anche l’impalcatura esterna.

L’obbiettivo era netto: morire sul colpo portandosi dietro i suoi due affetti più cari per evitare loro sofferenze legate a tante preoccupazioni. Ha parlato di tensioni familiari, dello stress per i lavori di ristrutturazione, del timore di indebitarsi a causa del superbonus 110.

Anche il lungo post lanciato poco prima del gesto estremo dal suo profilo Facebook, lo aveva vergato giorni prima e via via corretto fino alla versione definitiva. E vista così, la vicenda si presterebbe a una ulteriore aggravante da ergastolo: quella della premeditazione.

Ma su tutto incombe ciò che da subito ha caratterizzato l’intera vicenda: la capacità di intendere e volere della donna e quindi la sua imputabilità.

Eccoci così arrivati all’ultimo post nel quale - lucida e confusa - lei aveva additato il padre, a suo dire troppo invadente. E il marito, troppo assente.

Più semplicemente il marito lavora in piattaforma; e in quanto al padre, giusto il giorno si era preoccupato del fatto che la figlia non stesse seguendo la terapia prescrittale dal centro di salute mentale.