FILIPPO DONATI
Cronaca

Faenza prova a ripartire. La palestra Lucchesi invasa dall’acqua . Al lavoro i volontari

I vigili del fuoco col gommone dalle famiglie isolate per portare generi di prima necessità. Tra tanta disperazione c’è voglia di un ritorno alla normalità: oggi riaprono le scuole.

I vigili del fuoco col gommone dalle famiglie isolate per portare generi di prima necessità. Tra tanta disperazione c’è voglia di un ritorno alla normalità: oggi riaprono le scuole.

I vigili del fuoco col gommone dalle famiglie isolate per portare generi di prima necessità. Tra tanta disperazione c’è voglia di un ritorno alla normalità: oggi riaprono le scuole.

Faenza, 21 settembre 2024 – Il muro di contenimento della piena costruito in poche ore in via Cimatti, e distrutto dalle acque del Marzeno in una manciata di minuti, rimarrà il simbolo dell’alluvione del 2024: i blocchi di cemento che lo componevano sono ancora sparsi sul posto, semiaffondati nelle acque ristagnanti, fra i sacchi di sabbia e la legna che il fiume ha portato via dai campi nel suo cammino verso il Borgo.

Benché le acque lo abbiano sormontato, l’argine in terra realizzato intorno ai terreni a nord di via Cimatti sembra avere retto: più oltre le acque del Marzeno hanno creato da sole quell’area allagabile su cui la città si interroga da un anno, e che forse sarebbe stata messa nero su bianco dal piano speciale per la ricostruzione atteso per ottobre. Opzioni superate dal corso degli eventi: quella zona è già un grande bacino artificiale, e via Cimatti è ancora oggi un torrente che si allarga fra un condominio e l’altro.

Tre vigili del fuoco, a bordo di un canotto, raggiungono a forza di remi le varie persone isolate nelle case: qualcuno sceglie di farsi accompagnare lontano, qualcun altro preferisce accontentarsi di alcuni generi di conforto e ritornare nel suo appartamento. Le giornate di chi è isolato dall’alluvione trascorrono lente, affacciati sui terrazzi, in attesa che il livello delle acque diminuisca. L’unico rumore che si percepisce è quello del lento ritirarsi del fiume, aiutato dalle varie pompe intente a sollevare tonnellate d’acqua dal Borgo per poi pomparle nel Lamone, al di là dell’argine: i torrenti che fluiscono dai macchinari sono impetuosi, ma il livello delle acque scende solo lentissimamente. Il Comune non esclude nessuna ipotesi per questa porzione di città, da quella più blanda che vedrebbe i campi a sud trasformati in un’area allagabile, fino a quella più estrema, e cioè l’interramento della strada, con il sottopasso della circonvallazione trasformato in un terrapieno, e via Cimatti trasformata in un senso unico.

Nel frattempo in Borgo si vedono di nuovo gruppi di giovanissimi armati di pala e tira-acqua. L’esercito di volontari che l’anno scorso solcò per mesi queste strade si è materializzato solo in parte: la strada martire è ancora un quartiere deserto.

"Mia madre abitava qui sopra – spiega Stefano Maretti, ex-consigliere comunale, affacciato sulla porta di una delle abitazioni vicine –. Dai giorni dell’alluvione non è più tornata, ovviamente". La palestra Lucchesi, tempio di caratura nazionale della lotta greco-romana, è ancora isolata, circondata da mezzo metro d’acqua. Al suo interno lo scenario di devastazione è totale: l’arena in cui normalmente trovano posto il tatami del judo e la materassina della lotta è un enorme bacino interno, colmo di materiali d’allenamento, trofei e infissi sprofondati nelle acque.

Dalla vetta dell’argine del Lamone si nota quanto l’alluvione abbia segnato una frattura fra quella porzione di città che è scampata al dramma, anche grazie alla nuova barriera costruita sul lato ovest del fiume, o alle sponde in massi che hanno sostituito quelle di terra, e quella invece che nulla ha potuto quando un muro d’acqua spesso chilometri ha cominciato a premere sul Borgo. Anche per questo la porzione di Faenza che ha evitato il disastro sta cercando di tornare alla normalità: oggi le scuole saranno di nuovo tutte aperte (il mercato dovrà attendere il prossimo martedì). Il ponte Bailey che dalla scorsa primavera attraversa il Lamone è stato chiuso solo per precauzione, spiegano dal Comune, in considerazione dello stress cui sono stati sottoposti gli argini. Nonostante l’impressione di chi per ultimo lo ha attraversato, non è considerato pericolante.