REDAZIONE RAVENNA

Infiltrazioni mafiose in Riviera, 98 anni di carcere

Ammontano in totale a 98 anni di carcere (poco meno dei 110 chiesti dal Pm della Procura antimafia Giacomo Forte)...

La giudice Cecilia Calandra

La giudice Cecilia Calandra

Ammontano in totale a 98 anni di carcere (poco meno dei 110 chiesti dal Pm della Procura antimafia Giacomo Forte) le condanne emesse ieri dal tribunale di Ravenna nella sentenza di primo grado per 21 imputati del processo “Radici”. Si tratta del procedimento nato dall’indagine che tra il 2018 e il 2022 ha svelato il sistema di controllo di locali e bar pasticcerie della riviera romagnola, attività in difficoltà rilevate e poi gestite con modalità mafiose per riciclare denaro della criminalità organizzata. Alla sbarra, tra gli altri, alcuni soggetti legati alla cosca di ‘Ndrangheta Mancuso di Limbadi. "Oggi per Cesenatico è una giornata storica e anche bella", esulta sui social il sindaco della cittadina rivierasca, Matteo Gozzoli. La decisione del Tribunale, "ci dà coraggio perché ribadisce che grazie alla reattività del territorio, al lavoro delle forze dell’ordine e della magistratura, ci possiamo difendere dalle infiltrazioni della criminalità organizzata". Insomma, "Cesenatico ha alzato la testa, e lo ha fatto grazie alla coesione del suo tessuto sociale". La sentenza, prosegue il sindaco, "ha confermato l’impianto accusatorio dimostrando la sussistenza della gran parte dei reati, compresa l’aggravante del metodo mafioso per alcuni degli imputati".

Soddisfatte Cgil Emilia-Romagna e Camera del Lavoro di Forlì/Cesena, che erano parti civili: "Il dibattimento ha dimostrato come il grave sfruttamento lavorativo e il caporalato siano realtà presenti nel nostro territorio anche in settori come quello del turismo, della ricezione alberghiera, dell’artigianato dolciario".