
Davide Servadei nella. Bottega Gatti di Faenza: anche la sua attività subì i danni dell’alluvione (Tedioli)
"Sono abbonato al Carlino on line e tutte le mattine alle 7,30 è la mia prima lettura. Sono un tifoso dell’informazione locale, che è essenziale sia per conoscere meglio la realtà in cui si vive sia per comprendere appieno le ricadute dei provvedimenti nazionali o regionali che impattano sul nostro territorio". Davide Servadei, faentino, pronipote e prosecutore di Riccardo Gatti che nel 1928 fondò la Bottega Gatti di Faenza - recentemente riconfermato alla guida di Confartigianato Emilia-Romagna per il suo secondo mandato - sarà uno dei protagonisti dell’evento faentino del 20 giugno per i 140 anni de Il Resto del Carlino. L’informazione locale, a suo avviso, è stata determinante per dare informazioni aggiornate sugli eventi che drammaticamente hanno segnato il territorio faentino gli scorsi anni e anche per sollecitare la soluzione di problemi legati sia ai rimborsi dei danni subiti dall’alluvione sia per pungolare le pubbliche amministrazioni a realizzare opere fondamentali come le vasche di laminazione.
"Ora qualcosa si è mosso sul fronte dei rimborsi e siamo tutti più speranzosi. Così come colpisce la presenza dei tanti che verificano i lavori per lo stato di avanzamento della vasca di laminazione di via Cimatti", spiega Servadei. Si tratta di un progetto dal costo di circa 7 milioni che consentirà di trattenere 398.000 metri cubi di acqua. Il progetto, di fatto, non modifica il deflusso naturale delle piene del Marzeno e del Lamone, ma permette di ridurre il rischio di esondazioni in via Cimatti e nelle vie limitrofe, come già accaduto. "Si tratta di un’opera importante che impatta molto sulla vita dell’economia e delle persone", spiega Servadei, che aggiunge: "molti non sanno se vendere o acquistare beni immobiliari e a che prezzo farlo, valutando i rischi idraulici della zona. Il fatto che i lavori avanzino dà certezze alla popolazione e rinfranca anche l’economia". Che a Faenza è ripartita alla grande.
"Il tessuto economico ha reagito alla grande – spiega Servadei – e tante imprese vanno bene, molto bene. In particolare, i ritorni dall’artigianato sono molto positivi e se è vero che le imprese restano di piccole dimensioni, la media di 2,8 dipendenti ad azienda si sta innalzando grazie ad accorpamenti e acquisizioni". Quel che non va, secondo Servadei, sono gli stipendi dei lavoratori che "restano troppo bassi e non facilitano la crescita sociale". Anche la ceramica d’arte vive un buon periodo. "Qui – spiega Servadei – stiamo innovando molto. Rappresentiamo una comunità molto coesa e siamo circa una cinquantina di imprese dedite al settore. Un tempo vivevamo sulla riproduzione della tradizione ma ora più della metà del business arriva dalla ceramica contemporanea, per intenderci quella che va oltre al classico decoro del garofano faentino". E anche l’export dà ragione all’innovazione. Oggi va oltreconfine il 35% dei ricavi e si vende soprattutto in Europa e negli Stati Uniti. "Ma anche su questo fronte – conclude Servadei – serve una organizzazione migliore perché non sempre una piccola impresa dispone del personale necessario per seguire Internet, le spedizioni e il mercato come va seguito oggi".
Giorgio Costa