
A condurre le indagini i carabinieri (repertorio)
Ravenna, 3 maggio 2025 – La loro relazione era venuta a galla quasi per caso da un controllo dei carabinieri. Loro due si trovavano in auto e non stava accadendo nulla: ma poco dopo, per una coincidenza del destino, era passata la madre a cui era sembrato strano che la figlia - studentessa minorenne del comprensorio cervese - si trovasse in un’auto assieme quell’uomo mai visto prima. Una volta a casa, l’aveva incalzata scoprendo alla fine ciò che nessun genitore vorrebbe sentirsi dire: da alcuni mesi la ragazzina aveva una relazione con quel muratore di origine campana sulla soglia dei 40.
Un caso approdato ieri mattina davanti al gup Federica Lipovscek e al pm Monica Gargiulo: l’imputato, incensurato e difeso dall’avvocato Antonio De Rosa, deve rispondere di atti sessuali con minorenne perché, secondo le indagini dei carabinieri della Stazione di Cervia, la giovane aveva 13 anni quando tutto era cominciato. Nella medesima udienza, i genitori di lei, attraverso gli avvocati Mattea Mandara e Giorgio Vantaggiato, si sono costituiti parte civile. L’udienza è stata rinviata a metà luglio quando l’imputato verrà giudicato per rito abbreviato.
Nel frattempo proveremo a raccontarvi cosa, secondo gli inquirenti coordinati dal pm Lucrezia Ciriello, era accaduto. A partire dalla notte della scorsa estate nella quale una pattuglia del Radiomobile rivierasco, su segnalazione di alcuni residenti per una lite in corso, aveva raggiunto un’auto in un parcheggio di un’area rurale.
Al loro arrivo, i militari avevano trovato due persone che stavano parlando: una ragazzina e un uomo. Nessuna lite e nessuna intimità. Ma al momento di spiegare cosa ci facessero lì, avevano raccontato di essere cugini. E che lei - dato che la madre si trovava all’estero - era stata momentaneamente affidata a lui. Il destino alle volte è imperscrutabile: perché poco dopo era passata proprio la madre: e, notando la figlia con uno sconosciuto e con i carabinieri vicino, si era fermata preoccupata. La donna aveva subito smentito qualsivoglia legame di parentela con quell’uomo. I militari le avevano riaffidato la minore e tutti a casa propria. Ma una volta tra le mure domestiche, al culmine di una animata discussione, la madre aveva saputo della relazione tra la figlia e quell’uomo.
E così aveva chiamato i carabinieri per riferire quanto appena rivelatole. Il giorno dopo si era pure presentata in caserma per meglio descrivere la situazione a partire dall’inizio della relazione. Sembra che la ragazzina e l’imputato - che vive tra la Campania e il litorale cervese per motivi di lavoro - si fossero conosciuti un giorno nel quale lei camminava per strada e lui, dalla finestra dell’appartamento dove abitava, si fosse fatto avanti per chiederle il numero.
Erano seguiti incontri con fitto scambio di messaggi ritenuti talvolta espliciti (e ora allegati al fascicolo d’indagine). Da ultimo lui, secondo gli investigatori per impietosire la minore, dopo il controllo dei carabinieri, aveva cominciato a spacciarsi per ex militare; per uomo sposato con donna disabile; e per fratello di una poliziotta. E allora lei - prosegue l’accusa - aveva realizzato la reale personalità di lui e aveva deciso di rompere definitivamente con quell’uomo tanto più grande.