Saman "vittima di cultura patriarcale". Le associazioni anche contro servizi e militari

Caso Saman, la parola alle parti civili. "Il suo è un femminicidio annunciato". E tanti citano l’episodio in cui il padre disse ’quando sarà maggiorenne ci penserò io’

Le avvocate delle associazioni femministe costituite parte civile. Nel riquadro Saman

Le avvocate delle associazioni femministe costituite parte civile. Nel riquadro Saman

Bologna, 22 novembre 2023 – Donne come vittime della cultura patriarcale, ma talvolta complici, magari inconsapevoli, che la perpetuano. E anche di presunte falle nel sistema che avrebbe dovuto tutelare Saman Abbas.

Nel processo per l’omicidio della 18enne pachistana, gli avvocati di parte civile delle associazioni che tutelano le donne le hanno dedicato arringhe appassionate, spaziando su questioni di tragica attualità come dimostra anche la morte di Giulia Cecchettin. Tratteggiando la vita di Saman, che non poteva uscire liberamente e studiare, l’avvocato Teresa Manente di Differenza donna parla di "modalità di vita inconcepibili per tutti e per tutte noi, confermate dal fratello e dai video". E rileva, sui maltrattamenti in casa che Saman descrisse il 3 febbraio 2021, nel fascicolo per tentato matrimonio forzato: "Una situazione descritta molto bene e, alla luce dell’esito di questa vicenda, sottovalutata". Poi si sofferma sulla scelta di rottura di Saman: "Nell’incontro del 10 novembre 2020 con i servizi sociali, la madre Nazia Shaheen dice che è stato un disonore, e la ragazza viene allontanata dalla famiglia. Il padre Shabbar non vuole firmare la notifica, urla e minaccia: ’Quando lei sarà maggiorenne, ci penserò io’. Saman usciva dal suo dominio. In comunità, inizia a studiare, a vestire all’occidentale e incontra per la prima volta il fidanzato Ayub Saqib". Richiama il delitto d’onore, "abrogato nel 1981, grazie al coraggio di una 16enne, Franca Viola, che si oppose al matrimonio riparatore". Il legale si sofferma su una sfumatura complessa: "Saman diceva di esserne innamorata, ma l’educatrice ha detto che lei era dipendente da Saqib, come tante 18enni che si presentano ai nostri centri antiviolenza". Cita le chat del 30 aprile alle 16, quando lei dice "Io comunque vado via molto lontano da voi tutti", mentre Saqib ribatte "Tu sei andata con la mia volontà e uscirai di casa con la mia volontà".

L’avvocato Sonia Lama per l’Unione donne italiane ha citato la storia di Hina Saleem, rimarcando però che queste situazioni non dipendono dalla provenienza etnica. Sono invece frutto della "cultura del dominio degli uomini sulle donne, che non sono libere di decidere della propria vita e costrette a ripetere ciò che facevano le madri e le nonne". Uccise "perché si sono messe in contrapposizione con le regole che le volevano figlie ignoranti, moglie e madri recluse. Saman non aveva il medico, non andava in bici, veniva accompagnata in cortile con meno libertà di un cane. Qua a Nazia fu dato un tapis roulant per farla correre dentro, non fuori".

Snocciola i nomi di donne sotto protezione, che hanno cambiato identità, "tuttora in pericolo perché potrebbero essere rintracciate dalle famiglie". Attacca il modo in cui emerge il matrimonio, "istituzione patriarcale per garantirsi le cure e la sessualità, preservare terreni e ricchezze". Sull’episodio del coltello lanciato dal padre verso Saman al ritorno dal Belgio, che colpì il fratello, denuncia: "È stato poco attenzionato, doveva esserlo di più".

L’avvocato Monica Miserocchi per Trama di terre scandisce i nomi di donne uccise dai familiari. Rileva il paradosso: "Saman era invisibile, e diventa visibile la sera della sua scomparsa". Parla di "femminicidio annunciato", quando il padre Abbas disse ai servizi sociali che non aveva interesse a parlare con loro, e che quando sarebbe arrivato il decreto del tribunale dei Minori avrebbero parlato col suo legale: "I servizi non hanno capito la portata di quella situazione".

Per l’associazione Nondadola, l’avvocato Giovanna Fava parla di "grande sottovalutazione dei carabinieri" quando Saman tornò a casa nell’aprile 2021: "Le dissero: ‘Se hai problemi chiamaci’, come fosse facile quando succedono queste cose di notte" E rimarca la custodia patriarcale trasversale: "Nella nostra provincia le violenze sono fatte da italiani e stranieri in misura proporzionale alla popolazione". Sulla madre Nazia, "ha avuto ruolo fondamentale: è lei ad accompagnare la figlia verso la morte. Ma noi assistiamo a donne che sono artefici di mutilazioni genitali". Richiama l’importanza del lavoro in rete delle associazioni, "per proteggere le nostre ragazze".