ALESSANDRA CODELUPPI
Cronaca

Sequestrata e stuprata: “Era sesso a pagamento”. Ma il giudice non gli crede

Interrogatorio di garanzia lungo due ore per l’arrestato nigeriano di 46 anni. Lui: “Avevamo già avuto altri rapporti, nessun sequestro”. Resterà in cella

I carabinieri che stanno conducendo le indagini coordinate dalla Procura

Reggio Emilia, 16 gennaio 2024 – «Abbiamo avuto rapporti sessuali, ma lei era consenziente ed erano a pagamento. E non era la prima volta che accadeva".

Davanti al giudice delle indagini preliminari Andrea Rat, ieri mattina è comparso l’uomo di 46 anni arrestato per una sfilza di ipotesi di reato: violenza sessuale aggravata, sequestro di persona, lesioni permanenti al viso, lesioni aggravate e spaccio. Lui, un nigeriano, durante l’interrogatorio di garanzia, ha negato l’orrore che avrebbe vissuto la sua presunta vittima: una 39enne reggiana che l’uomo avrebbe segregato, per poi drogarla, picchiarla, sfregiarla e violentarla. La vicenda denunciata dalla donna è ambientata nella zona della stazione ferroviaria, già scossa negli ultimi mesi da gravi fatti di criminalità.

L’indagato, 46 anni, ha risposto alle domande per più di un’ora, respingendo tutti gli addebiti e dando una versione dei fatti che colloca nel suo appartamento anche altre due persone. L’uomo, sposato e con due figli, attualmente vive nel quartiere di piazzale Marconi con alcuni coinquilini; è regolare e lavora in una cooperativa come facchino.

“Avevo già incontrato questa ragazza in altre occasioni. Con lei avevo avuto anche in passato rapporti sessuali dietro compenso", ha premesso, descrivendola come una donna che esercita la prostituzione. Per poi arrivare al giorno fatidico: “La Vigilia di Natale, l’ho rivista in un bar della zona della stazione ferroviaria: lei era insieme a un’amica, un’italiana, e a un altro uomo straniero, forse dell’Est". Il 46enne ha sostenuto di averli visti in quel locale altre volte, ma di non sapere i loro nomi: "Poi tutti e quattro siamo andati nell’appartamento dove abito, attorno a mezzanotte". Qui l’atmosfera si sarebbe fatta rovente: le due coppie si sarebbero date all’alcol e al sesso.

"Tutti abbiamo bevuto e ci siamo ubriacati. Poi ci siamo appartati separatamente: io con la donna che già avevo incontrato e anche l’altro uomo con la seconda ragazza. Ho avuto rapporti con lei, che era d’accordo – sostiene – dietro compenso".

Ha anche detto che, poiché aveva bevuto, non era lucida.

Secondo la versione dall’accusa, lui le avrebbe anche offerto una dose di crack. Poi l’avrebbe chiusa a chiave in camera da letto, e colpita alla testa e al volto, prendendola per il collo; infine costretta a rapporti sessuali.

Ma lui racconta un’altra storia. E cioè che, a un certo punto, dopo l’intimità, la situazione si sarebbe incrinata: "Ho litigato con l’altro uomo perché mi aveva rubato il portafogli". Ci sarebbe stata una colluttazione: "La donna che era stata insieme a me si è messa in mezzo per dividerci e si è fatta male al volto". A suo dire, l’altra coppia è andata via di casa alle 4 del mattino, mentre la vittima sarebbe rimasta fino alle 6, quando poi è andata all’ospedale.

L’uomo finito in manette nega di aver tenuto sequestrata in casa la donna per venti ore. Secondo la 39enne, invece, solo venti ore dopo, nel pomeriggio di Natale, lui l’avrebbe portata fuori e abbandonata vicino a una fermata dell’autobus.

Un’ambulanza l’ha poi portata al Santa Maria Nuova, dov’è stata ricoverata con quindici giorni di prognosi.

L’avvocato difensore Carmine Migale ha chiesto di applicare al suo assistito gli arresti domiciliari; richiesta che il giudice ha rigettato, confermando la custodia cautelare in carcere. Ha infatti ritenuto la sua versione dei fatti inattendibile e priva di riscontri. Il pubblico ministero Maria Rita Pantani, titolare dell’inchiesta, ieri ha depositato atti dell’indagine svolta dai carabinieri che riguardano il sopralluogo fatto nell’appartamento, e anche le tracce ematiche trovate sul letto. Risulta che, nella perquisizione seguita all’arresto, nella disponibilità della ragazza siano stati trovati abiti e accessori ricondotti al 46enne. L’avvocato Migale chiede approfondimenti: "Auspico che siano svolte indagini nel più breve tempo possibile per riscontrare ciò che ha raccontato il mio assistito, ad esempio la presenza di altre due persone. Vorrei capire chi sono: se fosse vero ciò che sostiene lui, la prospettiva sui fatti cambierebbe. E questo lo dico sia per rispetto dell’indagato sia per tutela della vittima".