Reggio Emilia, ucciso a 18 anni per 20 euro

Racconto choc di un amico della vittima: "Aveva prestato soldi a un connazionale, ma lui ne voleva ancora e hanno litigato, così poi lo ha accoltellato. Quella sera avevamo mangiato tutti insieme alla Caritas, c’era anche il killer"

Mohamed Ali Thabet aveva da poco compiuto 18 anni: era arrivato in Italia nel 2021. Nel riquadro al centro il volto del ricercato per l'omicidio alla stazione di Reggio

Mohamed Ali Thabet aveva da poco compiuto 18 anni: era arrivato in Italia nel 2021. Nel riquadro al centro il volto del ricercato per l'omicidio alla stazione di Reggio

Reggio Emilia, 2 giugno 2023 – “Lo hanno ammazzato per pochi spiccioli, poco meno di venti euro... Ma come si fa? E pensare che avrebbe voluto tornare presto in Tunisia".

Appoggiato al muro della stazione e con gli occhi lucidi ricordando l’amico Mohamed Ali Thabet, il 18enne di origine tunisina ucciso con una coltellata sui binari nella notte tra martedì e mercoledì.

Chi parla è Mohammed ("Sì, ci separava soltanto una ‘m’", dice), giovane egiziano che conosceva bene la vittima. E dice di sapere anche il movente del brutale omicidio. "Chi vive in zona sa tutto, sappiamo benissimo cos’è successo. Lo ha ucciso un suo connazionale, ha circa 25 anni ed è un drogato di crack...".

Scende nei dettagli e racconta tutto col suo fluente italiano. "Quella sera aveva chiesto a Mohamed di prestargli dei soldi perché gli servivano per comprare il crack. Glieli ha dati, ma evidentemente non bastavano. Infatti poi è tornato per chiedergliene altri, ma lui gli ha detto ’no‘. Avevano cominciato a litigare nella zona tra via don Alai e l’hotel San Marco, dove si sono messi le mani addosso. Infine lo ha rincorso in stazione e lo ha accoltellato. Purtroppo però lì non c’era nessuno altrimenti lo avrebbero fermato. Nessuno immaginava una roba simile".

Mohammed unisce le mani, sbigottito. "Si conoscevano, così come tutti qui. Quella sera eravamo tutti insieme a mangiare alla Caritas. C’erano anche loro due. Stavamo parlando in modo tranquillo e Mohamed mi raccontava proprio che aveva sentito i suoi genitori. Insistevano affinché tornasse nel suo Paese visto che in Italia non riusciva ad ottenere il permesso. E lui stava pensando di andare là. Un discorso che ha sentito anche l’assassino. Come si può, dopo una cosa del genere, ammazzare uno in quel modo? Senza cuore".

Gli facciamo vedere la foto del presunto omicida ricercato. Mohammed non ha esitazioni. "È lui. È lui quel bastardo! Se mette i piedi in stazione rischia la vita. Qua lo vogliono tutti morto...". Lo conosce. "Non so il nome, ma è un tunisino. Ha sui 25 anni e viveva a Sassuolo. Poi due mesi e mezzo fa è venuto qui a Reggio perché là aveva fatto dei casini. Rubava biciclette ogni giorno e anche nei supermercati. Poi rivendeva tutto e coi soldi comprava il crack di cui è dipendente".

Mohammed ne conosce bene gli effetti. "Ora sono pulito, ma per sei mesi ne ho fatto uso anche io. Ti mangia la pelle. Ti divora l’anima. E quando sei fatto di quella sostanza, ne vuoi sempre di più e non capisci più niente. È una vera merda. Mohamed si drogava? Non era un tossico. Ogni tanto si faceva qualche canna e spacciava qualche grammo di marijuana per guadagnare 5 euro e comprarsi le sigarette. Era un ragazzo a modo e non si poteva non volergli bene. Era arrivato qui a Reggio da un annetto. Ci salutavamo sempre, facevamo due chiacchiere. Aveva l’animo buono".

Infine anche lui, che in qualche modo in passato è stato risucchiato dal ‘buco nero’ della zona stazione, dice la sua: "Qui di notte è pericoloso. Dovrebbero esserci le guardie h24...".