REDAZIONE RIMINI

Cinquant’anni fa all’Altromondo. Rimini al centro della musica. L’Italia sognava ad occhi aperti

Van der Graaf Generator, Fabrizio De André e Banco del Mutuo Soccorso sullo stesso palco in pochi giorni, in una Riviera che mescolava mare e curiosità per ogni forma di espressione .

Van der Graaf Generator, Fabrizio De André e Banco del Mutuo Soccorso sullo stesso palco in pochi giorni, in una Riviera che mescolava mare e curiosità per ogni forma di espressione .

Van der Graaf Generator, Fabrizio De André e Banco del Mutuo Soccorso sullo stesso palco in pochi giorni, in una Riviera che mescolava mare e curiosità per ogni forma di espressione .

C’è un’immagine che racconta tutto: Peter Hammill in pantaloncini, il pomeriggio del 9 agosto 1975, mentre prova sul palco dell’Altromondo Studios di Rimini. Fa caldo, il locale che diventerà un’icona della nightlife italiana è ancora una balera futuristica con luci psichedeliche.

La sera, abiti di seta e scenografia minimale: comincia il concerto dei Van der Graaf Generator, la band più ostica e teatrale del progressive rock inglese. In scaletta, brani che il pubblico non conosce ancora: Arrow, The Sleepwalkers, Scorched Earth. Alcuni arrivano dagli album solisti di Hammill, altri usciranno solo mesi dopo su Godbluff.

Quando qualcuno chiede Killer, Hammill sorride e dice: "No Killer". L’Italia ascolta, rapita e spaesata. C’è un motivo preciso per tornare su quella notte di metà anni ’70: la rimasterizzazione di Live at Altromondo, 9 Agosto 1975 dei Van der Graaf Generator, album che restituisce, con tutto il suo suono ruvido e viscerale, un frammento di un’Italia che non esiste più.

Il 1975 è un anno in cui tutto sembra in bilico. All’Altromondo, in cartellone ci sono anche Fabrizio De André (il 7 agosto), i New Trolls (l’8) e Banco del Mutuo Soccorso (il 5).

In Riviera si balla il liscio nei dancing, ma ci si accalca per ascoltare il prog, la canzone d’autore, la musica “impegnata”. Sullo stesso palco, nel giro di una settimana, convivono anarchia poetica e virtuosismo rock. Hammill canta Man-Erg, "l’uomo è buono e cattivo nello stesso tempo", mentre fuori dal locale passano Fiat 850 e Simca 1000. La benzina costa 300 lire al litro, e la gente fa la fila in latteria per un litro di latte da 260 lire. Un abito maschile “di gabardine” vale 25mila lire.

Le famiglie vanno in vacanza un mese all’anno, rigorosamente in riviera.

L’Altromondo, nato nel 1967, è il primo club italiano a introdurre il DJ, ma in quell’estate diventa anche il tempio di una musica che sembra venire da un altro pianeta. I Van der Graaf Generator suonano due volte, pomeriggio e sera, davanti a un pubblico che applaude in silenzio, quasi religioso, a differenza delle notti di schiuma party che oggi riempiono lo stesso locale. Allora si ascoltava: pochi soldi, poche distrazioni, molta concentrazione. Cinquanta anni dopo, quell’Italia sembra un reperto archeologico. Oggi all’Altromondo arrivano Steve Aoki e Timmy Trumpet, la pista è un mare di smartphone e stories Instagram. Nel 1975 niente internet, niente carte di credito, il telefono ha il duplex e 67 scatti mensili inclusi. Eppure, in quell’essenzialità, la musica – live, sudata, imperfetta – ha un peso diverso: è evento, rito, epifania.

Riascoltare oggi la versione rimasterizzata di quel concerto di Rimini, con il suono ancora ruvido ma più nitido, è come aprire una finestra su un Paese che stava diventando moderno ma che aveva ancora un piede nella provincia.

È lo stesso mondo in cui Gilda vince a Sanremo con "Ragazza del Sud", Aldo Moro governa col centro-sinistra. Al cinema esce "Amici miei" di Mario Monicelli. Federico Fellini vince l’Oscar con "Amarcord". Eugenio Montale premio Nobel per la Letteratura. José Altafini, “nonno del gol” della Juve, vince lo scudetto. Bill Gates fonda la Microsoft, Giorgio Armani fonda la casa di moda Armani. Fausto Bertoglio vincitore del Giro d’Italia. I Queen incidono "Bohemian Rhapsody". I ragazzi diventano maggiorenni a 18 anni e non più a 21. E le ragazze viaggiano con la bicicletta “Graziella” verso gli Anni Ottanta. All’Altromondo nel ’75, Hammill urla "Sleepwalkers!", e in platea ci sono ragazzi che avrebbero comprato casa per meno di 100mila euro attuali, che avrebbero fatto il viaggio di nozze a Roma e che si sarebbero comprati una sola utilitaria nella vita. Oggi, quegli stessi ragazzi – ormai anziani – ascoltano su Apple Music Live in Rimini 1975 (Remastered) e sorridono amaramente: un’epoca finita, e un’Italia che non tornerà.

Forse è proprio questo il fascino di quella serata: un concerto in una discoteca di provincia, un gruppo inglese “difficile”, un pubblico che ascolta rapito. E Rimini, con il suo mare caldo di agosto, le luci dei locali e la capacità unica di mescolare vacanza e cultura, resta un’eterna capitale dell’estate italiana. Qui il tempo scorre diversamente: tra un’onda e una nota, tra un bagnasciuga e un assolo di sax, tra il frastuono della notte e il silenzio di un’alba in riviera. Rimini è rimasta, e resterà sempre, la città dove ogni estate può essere leggenda.

Carlo Cavriani