VALERIO CUCCARONI
Cronaca

Caimmi e il ’canto d’Orlando’. L’attore fa rivivere l’Ariosto

Sirolo, scenografie minimaliste e l’assoluta fedeltà al testo cinquecentesco nella regia di Paolo Larici

L’attore Andrea Caimmi, ora impegnato nelle vesti di Orlando

L’attore Andrea Caimmi, ora impegnato nelle vesti di Orlando

L’Orlando furioso di Ludovico Ariosto torna in teatro, dopo il celebre ’travestimento’ operato dal poeta Edoardo Sanguineti per la regia di Luca Ronconi nel 1969.

Il nuovo adattamento, intitolato ’Canterò d’Orlando’, è curato da Paolo Larici, regista e presidente del Centro Studi Franco Enriquez, che per la XXI edizione del Festival e Premio omonimo ha scelto di "drammatizzare il verso ariostesco, già teatrale nella sua libertà".

Nei panni di Orlando, che, scrisse l’Ariosto, "per amor venne in furore e matto", troveremo l’attore Andrea Caimmi. La scelta di mettere in scena il capolavoro ariostesco, chiarisce Larici, "è legata al tema dell’edizione 2025 del festival": ’Folli d’arte e d’amore’. "Inoltre – aggiunge – oggi viviamo nel pericolo della guerra, proprio come ai tempi di Carlo Magno e di Ariosto. Anche noi siamo nel Mediterraneo, dove si scontrarono musulmani e cattolici".

La follia di Orlando è convertita da Larici in una follia creativa, collettiva e virtuosa, nella quale i protagonisti — artisti e spettatori — assumono la veste di paladini del nostro tempo, custodi di una visione futura possibile.

L’llestimento dello spettacolo ’Canterò d’Orlando’ andrà in scena stasera, alle 21.30, al Teatro comunale ’Cortesi’ di Sirolo. La drammaturgia di Paolo Larici riprende integralmente la struttura metrica dell’Orlando furioso, valorizzandone, scrive il regista, "la forza evocativa e il ritmo incalzante, mentre la scenografia, essenziale e volutamente ridotta all’osso, si limita a pochi elementi lignei, che richiamano l’armatura del paladino, focalizzando l’attenzione su parola, gesto e voce; il costume, curato nei minimi dettagli con raffinata sensibilità, conferisce all’eroe un profilo solenne e al contempo intimamente umano, e la regia, rigorosamente minimalista e imperniata sul dialogo diretto tra attore e spettatore, esalta il contrasto fra la travolgente follia amorosa e il dovere cavalleresco, cuore tematico dell’opera ariostesca".

Lo spettacolo consentirà allo spettatore di compiere un viaggio nell’epopea rinascimentale, reinterpretata alla luce delle sfide contemporanee: un’occasione per riflettere sulla capacità dell’arte di rigenerare il senso comunitario, stimolando una "contaminazione" virtuosa di saperi, linguaggi e sensibilità.

Un motivo in più per andare stasera al Teatro cortesi è la mostra dedicata alla costumista Elena Mannini, che lavorò anche l’adattamento operato nel 1969 da Sanguineti e Ronconi, di cui si potranno ammirare pagine dei copioni.

Il pezzo forte dell’esposizione è un costume del "Corionalo" diretto nel 1975 da Enriquez, a cui Mannini prestò le sue estrose e irriverenti ibridazioni tessili.

Sarà interessante scoprire come Larici ha tradotto nello spazio scenico la capacità registica che caratterizza il poeta rinascimentale, capace di seguire decine di eroi nei loro spostamenti continui, in preda alle vane illusioni dell’umanità, ma senza perdere la capacità di guidarla all’interno di quel labirinto che tanto affascinò Italo Calvino, altro celebre ammiratore di Ariosto e riferimento obbligato per questo nuovo allestimento.

Biglietti: intero 20 euro, ridotto: 10 euro. Per informazioni e prenotazioni: 338/8448317 oppure 335/477618.