Bologna, 30 aprile 2025 – È stato nuovamente interrogato dai carabinieri dal Nucleo investigativo il ventinovenne di origine tunisine, indagato assieme a un altro uomo di 31 anni campano, per la morte di Eddine Bader Essefi, 19 anni, avvenuta in via Colombi, nel quartiere Barca, la sera del 25 aprile.

Per entrambi l’ipotesi di reato è omicidio preterintenzionale, ma gli inquirenti, coordinati dal pm Andrea De Feis, vogliono fare piena luce su quanto accaduto quella tragica sera in cui ha perso la vita il ragazzo che lavorava come aiuto-cuoco da Mancarettibo, in via Saragozza.
Per quanto riguarda l’esame autoptico (effettuato martedì) bisognerà ancora attendere qualche giorno per avere i risultati definitivi dell'autopsia disposta dalla Procura bolognese.
Al momento, a quanto si apprende, sul volto del 19enne sarebbero state riscontrate alcune lesioni, che però potrebbero risalire anche ai giorni precedenti alla morte del giovane. Per quanto riguarda invece il trauma cranico riscontrato alla vittima, anche in questo caso bisognerà stabilire se è dovuto alla caduta che potrebbe avergli fatto battere la testa sul marciapiede oppure ad un altro tipo di colpo.
Anche per questo i carabinieri dovranno ricostruire con precisione la dinamica della vicenda e i ruoli dei due indagati (che potrebbero essere diversi), a partire da chi ha scatenato la lite.
Il 29enne tunisino è assistito dall'avvocato Luciano Bertoluzza, mentre l'altro indagato è difeso dall'avvocato Roberto D'Errico.
Non si ferma il cordoglio degli amici, ma anche dei cittadini sul luogo della tragedia, dove continuano a essere portati omaggi floreali e dove si sono recati anche il console tunisino Afif Traouli e il presidente Ucoii (l’Unione delle comunità islamiche in Italia), Yassine Lafram.
Il console ha sottolineato di essere in contatto con la famiglia di Bader, che è in Tunisa e dove il giovane sarebbe tornato nel mese di luglio per il matrimonio della sorella. Fa poi sapere che si stanno accelerando le pratiche per il rientro della salma del giovane nel suo Paese di origine.
Intanto lo zio di Bader, Rashed Mhat, fratello della madre che vive in Italia, si è fatto portavoce del dolore della famiglia: “Questo è un crimine e vogliamo giustizia. Era pieno di vita, ma l’ha persa così. Vogliamo sapere che cosa è accaduto”.