Bologna, 27 gennaio 2025 - Dopo due anni dalla morte di Vincent Plicchi "i responsabili sono ancora a piede libero e online. E' imbarazzante. La giustizia manca all'appello". Sono le parole di papà Matteo, genitore del tiktoker bolognese che si tolse la vita in diretta sul social, a seguito di pressioni e insulti ricevuti da altri utenti online. Lo sfogo di Matteo Plicchi è arrivato questa mattina durante un convegno organizzato in Sala Borsa insieme al Comune di Bologna sul cyberbullismo.

Risposta della comunità bolognese
"Tutta la città e le persone a Bologna hanno risposto in una maniera incredibile e continuano a supportarci a due anni di distanza", ha affermato questa mattina in apertura del convegno organizzato in Sala Borsa insieme al Comune di Bologna sul cyberbullismo.
La questione della giustizia
"Chi manca completamente all'appello è la giustizia - dice - noi siamo qui oggi per la prevenzione, ma se non si dimostra che lo Stato è capace di intervenire... Dopo due anni si sanno nomi e cognomi dei responsabili e non succede nulla". Matteo Plicchi, dal palco del convegno, spiega che "per la seconda volta a ottobre è stato archiviato il caso di Vincent e noi abbiamo presentato opposizione, che ora è sul tavolo del gip". Proprio dalla famiglia di Vincent era partito il primo esposto che aveva poi dato il via al procedimento. "Ma è imbarazzante - si sfoga ancora il padre del giovane tiktoker - che io abbia trovato i responsabili, molti hanno anche confessato e io non sia mai stato neanche convocato in Procura come persona informata sui fatti. Chi ha compiuto i reati, invece, vi confermo che sono tuttora online".
Secondo Matteo Plicchi, "questa lentezza della giustizia fa sì che ci potrebbero essere anche altri Vincent, perché se dopo due anni queste persone che l'hanno perseguitato sono ancora a piede libero e online fanno quello che vogliono, potrebbero creare situazioni simili. E qualcuno se ne deve sentire responsabile. Noi ci impegniamo per la prevenzione, ma bisogna che qualcuno faccia qualcosa perché è imbarazzante".
La necessità di interventi d'ufficio
Per il papà di Vincent, "lo Stato dovrebbe procedere d'ufficio". E aggiunge: "Speriamo giustizia sia fatta". Presente al convegno anche il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, con cui il padre di Vincent ha inaugurato nel maggio scorso un murales contro il cyberbullismo dedicato al ragazzo all'esterno delle scuole medie Pepoli.
Il ruolo del digitale nel cyberbullismo
"Il cyberbullismo, come ogni forma di odio, parte dal fatto che si punta all'annichilimento della persona - afferma Lepore - questo il digitale lo spinge molto, ma accade anche nel mondo reale. Sono crimini di odio e come tali vanno perseguiti. E se dietro ci sono anche organizzazioni che fanno profitti attraverso queste piattaforme, anche loro vanno perseguiti", sostiene il sindaco di Bologna.