
Un apicoltore al lavoro tra le arnie. Le ultime stagioni sono state caratterizzate da condizioni meteo molto negative
Fare l’apicoltore è più di un lavoro, è una missione. Un mestiere che richiede, oltre alle competenze, tanta passione, pazienza e capacità di affrontare le incognite di un settore sempre più condizionato dal clima. E se l’estate è la stagione clou per la raccolta del miele, il 2025 porta finalmente buone notizie per gli apicoltori romagnoli. Dopo anni caratterizzati da gelate, alluvioni e produzioni ridotte al minimo, questa campagna è stata, per molti, la migliore degli ultimi cinque anni.
"Possiamo dire che il 2025 è andato discretamente bene, almeno rispetto alle annate recenti – racconta Alberto Tonti, giovane apicoltore cesenate con oltre 1500 arnie in Romagna e non solo, grazie al nomadismo che lo porta nelle zone più vocate d’Italia –. Non abbiamo raggiunto i record storici di altri areali, ma finalmente abbiamo potuto produrre dell’acacia vera, di qualità, chiara, quella che possiamo chiamare senza dubbio acacia. Era da cinque, sei anni che non la vedevamo più in queste quantità e di questa qualità".
Negli ultimi anni, infatti, il miele di acacia era stato quasi assente dalle produzioni locali: nel 2023 le alluvioni avevano azzerato le fioriture, nel 2021 e 2020 le gelate avevano compromesso i raccolti. "Quest’anno non parliamo di grandi numeri – precisa Tonti –: la media è di 8-10 chili per arnia, ma finalmente si tratta di un prodotto pulito, senza la presenza di melate o altre fioriture".
La primavera piovosa e instabile ha invece penalizzato il millefiori primaverile, come il miele di colza e di tarassaco, molto scarsi. "Il millefiori estivo c’è stato, con quantità discrete, non eccezionali ma buone – spiega l’apicoltore cesenate –. Meno bene il castagno, almeno nelle zone della Toscana dove ci spostiamo noi, mentre in altre regioni d’Italia ci sono state produzioni molto abbondanti".
Anche il polline di castagno, uno dei più prelibati, ha risentito delle condizioni meteorologiche: "Un forte temporale a metà fioritura ha rovinato buona parte dei fiori, e la produzione è stata inferiore", aggiunge Tonti.
Ora che la stagione si sta avviando verso la chiusura, il bilancio è positivo ma senza trionfalismi. "I giochi sono fatti e rispetto agli ultimi cinque anni è l’annata migliore che abbiamo visto. Non abbiamo raggiunto le produzioni extra di altre zone, ma una stagione normale, decente, che da troppo tempo mancava", conclude l’apicoltore.
Per il miele romagnolo, insomma, il 2025 segna un primo passo verso la ripresa. Ma il settore resta appeso all’incognita climatica, che - come per tante produzioni agricole - continua a essere il principale fattore di rischio per il lavoro degli apicoltori.