Coronavirus oggi, bollettino Covid 14 novembre. In Emilia Romagna dati in crescita

Sono 2.637 i nuovi contagi (1.217 asintomatici), il rapporto positivi-tamponi cresce al 12,3%. Registrate 43 nuove vittime. Su anche i ricoveri in terapia intensiva (+6) e quelli nei reparti covid (+79). Nottata in ospedale per il presidente Bonaccini, positivo al covid, che è poi stato dimesso. E la regione si prepara all'ingresso formale nella zona arancione. Il sindaco di Ferrara: "Venga almeno revocata l'ordinanza regionale, così abbiamo restrizioni doppie", ma la Regione tira dritto: abbiamo rischiato la zona rossa, basta polemiche"

I dati del bollettino in Emilia Romagna di oggi

I dati del bollettino in Emilia Romagna di oggi

Bologna, 14 novembre 2020 - I dati del bollettino coronavirus di oggi in Emilia Romagna sembrano dare ragione ai tecnici governativi che hanno fortemente voluto la regione in zona arancione. Salgono le vittime, che passano dalle 40 di ieri alle 43 di oggi, salgono i contagi che sono 2.637 (1.217 asintomatici) contro i 2.384 di ieri, sale il rapporto tra positivi e tamponi processati (21.448 nelle ultime 24 ore), dal 11,6% di venerdì al 12,3% di oggi. E salgono ancora i ricoveri, il dato che ha spinto la regione al cambio di colore: ci sono altri 79 pazienti nei reparti covid e 6 nuovi malati nelle terapie intensive regionali. L’età media dei nuovi positivi di oggi è 44 anni.  I casi attivi a oggi sono 50.562 (2.412 in più di ieri): il 95% di loro sta abbastanza bene da potere essere curato a casa.

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I divieti dell'ordinanza

Dai a parte, prosegue il dibattito sull'incrocio tra l'ordinanza firmata dal trio Bonaccini-Zaia-Fedroga e i divieti imposti dal Dpcm: nonostante gli appelli della minoranza, la Regione tira dritto. Le nuove disposizioni sono in vigore da oggi e, in caso di sorapposizioni, valgono misure maggiormente restrittive. E avvisa: "Abbiamo avuto un Rt da zona zossa, ci ha salvato solo la flessione degli ultimi giorni. La guardia va teneuta alta, perché la possibilità resta ancora concreta".

Il bollettino coronavirus dell'Emilia Romagna

Modena, come ormai da molti giorni a questa parte, è la provincia che fa registrare il maggior numero dei contati: 574 nuovi casi, segue Bologna con 455, poi Reggio Emilia (316), Piacenza (308), Ravenna (252), Parma (204), Ferrara (152) e Rimini (130). Poi Imola (87), Forlì (84) e Cesena (75).

I morti da coronavirus

Purtroppo, si registrano 43 nuovi decessi: 13 in provincia di Ravenna (8 donne di cui 2 di 88, 2 di 89 e 1 di 94 anni e le rimanenti di 70, 93 e 97 anni; 5 uomini di 62, 71, 78, 81 e 92 anni), 5 a Parma (3 donne di 92, 94 e 95 anni e 2 uomini di 51 e 77 anni), 5 a Reggio Emilia (4 uomini di 78, 82, 84 e 85 anni e una donna di 85 anni), 5 a Modena (4 donne di 82, 86, 87 e 89 anni e un uomo di 79 anni), 5 a Bologna e provincia (5 donne di 86, 89, 91, 94 e 98 anni), 4 in provincia di Forlì-Cesena (3 uomini di 71, 73 e 74 anni e una donna di 93 anni), 3 a Piacenza (2 uomini di 61 e 87 anni e una donna di 87), 2 a Ferrara (2 donne di 89 e 92 anni) e uno a Rimini (una donna di 96 anni). Dall’inizio dell’epidemia di Coronavirus, in Emilia-Romagna i decessi sono complessivamente 5.008.

I ricoveri covid

Salgono, seppure non di molto, I pazienti ricoverati nei reparti di terapia intensiva: sono ora 231 (+6 rispetto a ieri), 2.243 quelli in altri reparti Covid (+79).  Sul territorio, i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono così distribuiti: 14 a Piacenza (+1 rispetto a ieri), 16 a Parma (-1), 22 a Reggio Emilia (-1), 54 a Modena (+2), 61 a Bologna (+5),  5 a Imola (invariato), 18 a Ferrara (-1), 11 a Ravenna (-1), 8 a Forlì (+1), 2 a Cesena (invariato) e 20 a Rimini (+1).

La mappa del contagio

Ecco come sono distrubuiti i 2.637 nuovi casi: 908 in più a Piacenza (di cui 105 sintomatici), 204 a Parma (di cui 146 sintomatici), 316 a Reggio Emilia (di cui 207 sintomatici), 574 Modena (di cui 291 sintomatici), 455 a Bologna (di cui 250 sintomatici), 87 casi a Imola (di cui 57 sintomatici), 152 a Ferrara (di cui 21 sintomatici), 252 a Ravenna (di cui 156 sintomatici), 84 a Forlì (di cui 67 sintomatici), 75 a Cesena (di cui 53 sintomatici) e 130 a Rimini (di cui 67 sintomatici).

In seguito a verifica sui dati comunicati nei giorni passati - comunica la Regione - sono stati eliminati 6 casi (1 a Parma, 1 a Reggio Emilia, 1 a Modena, 1 a Bologna, 2 a Imola) in quanto giudicati casi non COVID-19

Bonaccini ricoverato per una notte

Una notte in ospedale per il presidente dell'Emilia Romagna, Stefano Boanccini, che da giorni è positivo al coronavirus e ha sviluppato una polmonite bilaterale: per accertamenti di routine, come tutti ripetono, "I parametri sono tutti positivi e le condizioni restano invariate", racconta il sottosegretario alla Presidenza della Regione Davide Baruffi: "Proseguirà terapia e monitoraggio per la polmonite bilaterale che gli è stata diagnosticata dalla propria abitazione. Anche dall'ospedale è rimasto costantemente in contatto con noi, figuriamoci se molla la presa, e ringrazia tutti per i messaggi di affetto e vicinanza che continuano ad arrivare". Il presidente in mattinata è rientrato nella sua casa a Modena dove è in quarantena da due settimane.

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Emilia Romagna zona arancione

Intanto, l'Emilia Romagna ha consumato l'ultima colazione al bar e l'ultimo pranzo al ristorante: da domani bar e ristoranti resteranno chiusi per effetto del passaggio (a sorpresa) dell'Emilia Romagna nella zona arancione. Tra le regole e i divieti, quelli che più preoccupano sono il divieto di spostamento tra comuni, la chiusura degli esercizi pubblici e la possibilità di vedere o meno i propri congiunti, magari bisognosi di cure e sostegno. Anche perché il passaggio alla zona arancione si mischia con la nuova ordinanza regionale emessa due giorni fa dal presidente, che in alcuni casi inasprisce i divieti previsti nel Dpcm. Per esempio, a differenza da quanto previsto dal ministro Speranza, la domenica tutti i negozi dell'Emilia Romagna resteranno chiusi al pubblico. 

"Bonaccini revochi l'ordinanza", ma la Regione tira dritto

Una situazione che porta la Regione in un colore arancione acceso, tendente al rosso. E non mancano le critiche: "Chiedo alla Regione e al presidente Stefano Bonaccini di valutare la revoca dell'ultima ordinanza regionale che ci pone in uno scenario più restrittivo rispetto a quello di altre regioni con il nostro stesso colore", invoca il sindaco di Ferrara Alan Fabbri, appoggiato dal capogruppo della Lega ER Matteo Rancan. "Attualmente siamo una regione che è doppiamente penalizzata - spiega Fabbri - sia dalle restrizioni proprie della zona arancione sia da quelle dell'ordinanza, che era stata concordata con i sindaci. Ordinanza che, a questo punto, credo che non abbia più ragione di esistere perché il governo ha scelto deliberatamente di non ascoltarci e di non apprezzare i nostri sforzi".

Ma la Regione tira dirtto e ribadisce che la nuova ordinanza sarà in vigore fino a giovedì 3 dicembre e che, in caso di sovrapposizioni con i divieti e imposti dal Dpcm, a prevalere e quindi essere applicate, saranno le misure maggiormente restrittive.

"Peraltro, va ricordato come nella nostra regione il valore di Rt, l’indice che misura il grado di trasmissibilità del virus, superiore a 1,5 che registravamo da più settimane ci aveva posto al limite della zona rossa - spiega il sottosegretario alla presidenza della Giunta, Davide Baruffi -. Il calo registrato negli ultimi sette giorni ha migliorato la situazione, ma non certo a sufficienza: la zona rossa resta tuttora una possibilità concreta e dobbiamo fare di tutto per evitarla e ritrovarci a dover adottare blocchi ancora maggiori. Per questo - chiude Baruffi - dobbiamo tutti quanti rispettare le regole. Non c’è spazio per polemiche o dispute sui colori nel momento in cui ogni territorio è in situazione critica. Serve il massimo di unità per uscire dall’emergenza. Sia comunque chiaro che non lasceremo sole le attività economiche colpite: le misure che ne limitano o sospendono l’esercizio non sono imputabili a loro ma alla necessità di aumentare il distanziamento; è dunque necessario che Stato, Regioni ed Enti locali allevano il peso che viene posto sulle loro spalle”.