Giovanni Allevi: "Non fatevi catturare dal gorgo dell'ansia"

Il pianista intervistato al Tg2 ha esortato a fidarsi della ricerca scientifica e ai musicisti dice: "Siate coraggiosi e non seguite il consenso a tutti i costi"

Bologna, 7 marzo 2024 – “Auguro a tutti i malati come me di non farsi catturare dal gorgo dell’ansia”: così ha detto il musicista e compositore ascolano Giovanni Allevi intervistato dal direttore del Tg2 Antonio Preziosi stasera nella rubrica Tg2Post. Una lunga chiacchierata in cui il musicista, tornato da poco sulle scene dopo la prima parte di cure per un mieloma, ha spaziato a tutto campo su vita, fede, musica e malattia.

Varie le domande del direttore Preziosi, che innanzitutto ha chiesto ad Allevi come stava. “Bene – ha risposto il musicista – bene, nonostante i crolli vertebrali le neuropatie che mi fanno tremare le dita mentre sto facendo il concerto; devo dire che la memoria musicale non è stata intaccata ed ho… le antenne sollevate. Cerco di cogliere quanto di più bello la vita mi possa offrire. Molto più di prima”.

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Allevi e la speranza

Poi si è parlato di speranza: “Per me è forse il sentimento più semplice. È la certezza che ci sarà un lieto fine: nessuno mi può togliere questa idea, che comunque ci sarà un lieto fine anche nella sofferenza, anche nel dolore fisico. Io penso e spero che domani ci sarà un giorno più bello. Questa è la speranza”.

Preziosi ha chiesto come ha fatto a reagire così bene alla malattia: “Questo è veramente un mistero – ha risposto Allevi - perché è più difficile adesso suonare il pianoforte durante i concerti, in cui sento un mal di schiena fastidioso che mi distrae. Eppure è come se la mia sensibilità, la mia anima fosse diventata sfavillante, come se si fosse espansa, come se volesse reagire a questa difficoltà fisica. E allora l'esecuzione al pianoforte diventa molto più intensa ed ho la sensazione di aver proprio sfondato qualunque limite, qualunque barriera che mi separi dal cuore della gente che mi sta a sentire”.

Poi, una riflessione sulla finitezza e infinitezza dell’uomo: “Il pensiero lo usiamo poco. Noi usiamo molto la ragione e i ragionamenti, mentre ci fidiamo ormai poco delle nostre intuizioni e del pensiero, che ci dicono che in realtà siamo circondati dal mistero e noi stessi siamo un mistero. Siamo unici, irripetibili ed infiniti in una società che ci vuole tutti i numeri, tutti inquadrati e senza aspirazioni. Una società che vuole che eseguiamo le direttive. Ecco il pensiero libero torna come la consapevolezza dell'infinito che è dentro di noi”.

Allevi e la fede

Si è parlato poi del rapporto con la fede. Allevi ha spiegato che ha “un rapporto esclusivamente con il mistero. Mi rendo conto che nella profondità del nostro essere alloggia un'anima che è molto più grande di noi e dei nostri pensieri, delle nostre limitazioni spazio temporali. E penso sia qualcosa di buono. Però non voglio correre subito a delle conclusioni, non voglio chiudere tutto dentro una scatola di una definizione. Ma è chiaro che quando noi facciamo esperienza del mistero il passo verso la trascendenza è brevissimo”.

I doni della malattia

Il direttore ha chiesto poi ad Allevi di definire il concetto di ‘presente allargato’. Il compositore ha riposto che “È stato uno dei grandi doni che la malattia mi ha fatto. Quando vado all'istituto dei Tumori di Milano dove sono curato ci sono molti doni che vengono fatti dalle Onlus ai pazienti: uno di questi è un braccialetto di gomma dove sopra c'è scritto ‘Almeno per oggi non ti preoccupare’. Certo, contiene una sorta di simpatico inganno perché domani poi ricomincia questa invito, che diventa un invito a non preoccuparsi mai più. Il dono è lasciar cadere un attimo le aspettative verso il futuro, lasciar cadere la dipendenza da ciò che è stato nel nostro passato e vivere più intensamente possibile il presente”.

"Ho trasformato il dolore in note”

Eppure Allevi ha dei progetti nel prossimo futuro artistico: durante i due anni di malattia ha scritto tantissima musica, tra cui un concerto per violoncello e orchestra sulle note del nome mieloma. “Quindi sogno di poter finalmente dirigere questo brano per violoncello e orchestra, che è una sorta di diario in note di tutto quello che ho vissuto in quelle stanze in ospedale, le paure, gli entusiasmi, le attese snervanti, i momenti di grande felicità, il tramonto oppure l'alba che si vedevano dalla finestra. La musica dà un senso alla sofferenza: se io fossi rimasto lì a soffrire e basta non sarebbe successo nulla, invece ho trasformato quella sofferenza in note”.

“Siate coraggiosi”

Preziosi ha chiesto ad Allevi cosa direbbe ai giovani riguardo a cosa dà più senso alla vita. Il pianista ha risposto che “Ai musicisti direi di essere assolutamente coraggiosi perché in questa società di massa l'obiettivo sembra essere quello di incontrare il consenso esterno, di incontrare il gusto e l'applauso del maggior numero possibile di persone; allora succede spesso che la libertà di espressione viene penalizzata. Torniamo ad essere coraggiosi, rifacciamoci ai grandi del passato: Mozart, Rachmaninov, Beethoven, che non si sono mai preoccupati del riscontro esterno e hanno dato tutti loro stessi per elaborare una musica che superasse il tempo e che mantenesse intatto il proprio valore estetico”. In conclusione, il direttore del Tg2 ha chiesto cosa possiamo augurare a Giovanni Allevi: “Di essere felice e non farsi catturare da questo gorgo dell'ansia. Perché i pazienti delle neoplasie vivono purtroppo la quotidianità con la paura che qualcosa possa accadere, invece dobbiamo avere fiducia nella ricerca scientifica e nelle terapie. Se non fosse stato per la ricerca scientifica e le cure che ho ricevuto, non sarei qui a parlare con lei. Quindi auguro a tutti di vivere più intensamente possibile e di non lasciare una minima goccia di vita inascoltata”