Fano, 2 agosto 2023 – “Giuseppe sarà vendicato. Tempo al tempo...". "Giuseppe" sta per Giuseppe Tucci, il 34enne vigile del fuoco morto a seguito del pestaggio subìto fuori dalla discoteca Frontemare di viale Principe di Piemonte lo scorso 11 giugno. Il messaggio, battuto a computer su un foglio A4, è di quelli chiari, che non lasciano spazio alle interpretazioni. Una minaccia, senza tanti giri di parole, affidata a una lettera recapitata in piazza Cavour 4, sede della redazione de Il Resto del Carlino di Rimini e rivolta a tre destinatari ben precisi. Nel mirino dei mittenti anonimi (l’autore della lettera parla al plurale) ci sono "i proprietari del ristorante ‘Lo Zodiaco’, nonché della discoteca ’Frontemare’", per i quali i mandanti promettono: "Abbiamo in serbo una bella sorpresa". La lettera, poi, non risparmia nemmeno "l’albanese", come viene apostrofato Klajdi Mjeshtri, 28enne buttafuori, residente a Fano, ex arbitro, in carcere perché accusato di omicidio volontario dopo aver pestato a morte il vigile del fuoco fuori dal locale. E, infine, ce n’è pure per il legale difensore di Mjeshtri: "Che nessun avvocato provi a difenderlo, perché saranno guai anche per lui".
Tre destinatari, tre minacce ben precise. A partire proprio dalla proprietà del ’Frontemare’, largamente attaccata nella porzione di testo anonimo poiché: "Pur conoscendo appieno le loro responsabilità (...) – sostengono i mittenti nella lettera – nell’omicidio di Giuseppe hanno avuto il coraggio di tenere ugualmente aperto il locale la sera di domenica 11 giugno, quando a Giuseppe era già stata diagnosticata la morte cerebrale, come se nulla fosse successo. Hanno avuto il coraggio di oscurare con una fioriera il provvedimento del questore ( per effetto del quale il locale è rimasto chiuso 10 giorni, ndr )". Poi, la minaccia, sprezzante nel tono, quasi una promessa: "Tra non molto scopriranno cosa vuol dire ammazzare un nostro fratello foggiano, come se nulla fosse successo. Sappiamo benissimo chi sono, quanti sono, dove abitano, da dove vengono (...)" e a seguire un’offesa a sfondo territoriale contro i lucani.
Ce n’è per tutti. Anche per il buttafuori indagato, appunto, al quale i mandanti "foggiani" (Tucci era originario della città pugliese) intimano: "Che non chieda arresti domiciliari o quant’altro, tanto è già un uomo morto che cammina. Ogni anno di galera in più per lui è un anno di vita guadagnato". La lettera, recapitata agli organi di stampa, è stata quindi consegnata alla Squadra mobile di Rimini – già impegnata che indaga sull’omicidio Tucci. Ora seguiranno le analisi della scientifica sulla lettera recapitata (e ’bollata’ "Roma Fiumicino" con data 21 luglio) e di eventuali filmati per ricostruire il viaggio della missiva.