Lisippo Fano, gli americani non mollano. "La statua resta qui"

La Cassazione non basta, ecco la presa di posizione del Getty Museum: "La confisca è contraria alle nostre leggi"

Il Lisippo di Fano (Ansa)

Il Lisippo di Fano (Ansa)

Fano, 5 dicembre 2018 - Il Getty Museum non molla. Neppure ora che la Corte di Cassazione ha dichiarato legittima la confisca del Lisippo in modo definitivo, respingendo i ricorsi dei legali del Museo di Malibù (avvocati Alfredo Gaito di Roma ed Emanuele Rimini di Milano) contro l’ordinanza del gip Giacomo Gasparini dell’8 giugno scorso che confermava l’ordine di restituzione della statua spiccato dal giudice Lorena Mussoni nel 2010. “Continueremo a difendere il nostro legittimo diritto sulla statua. Siamo convinti che qualsiasi ordine di confisca sia contrario alla legge americana e internazionale”.

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Così ha scritto lunedì scorso sul sito del Getty Museum, la vice presidente delle Comunicazioni del Trust, Lisa Lapin, dopo aver saputo della decisione della suprema Corte italiana. Parole che non sono di certo un atto di resa. “La legge e i fatti in questo caso non possono permetterci di garantire al governo italiano la restituzione della statua che è stata esposta al pubblico a Los Angeles per quasi mezzo secolo – continua la Lapin – La statua risale alla Grecia antica, fu trovata in acque internazionali nel 1964 e fu acquistata dal Getty Museum nel 1977, anni dopo la decisione della suprema Corte di Cassazione, che nel 1968 concluse che non c’era alcuna prova che la statua appartenesse all’Italia”.

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Il Museo continua a sostenere che il bronzo non venne ripescato in acque italiane. A differenza di quello che ha invece scritto il gip Gasparini nella sua ordinanza dove stabilisce che il ritrovamento sia avvenuto in acque territoriali.

“La Corte – insiste la portavoce del Getty – non ha offerto spiegazioni scritte dei fondamenti della propria decisione. Non c’è prova dell’appartenenza all’Italia”. Non solo. “Inoltre, la statua non è e non è mai stata stata parte dell’eredità culturale dell’Italia. Il suo ritrovamento accidentale da parte di cittadini italiani non fa della statua un oggetto italiano. Trovata all’infuori di ogni stato moderno, immersa nel mare per due millenni, il Bronzo ha con l’Italia solo una connessione fugace e incidentale”.

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Ecco perché “crediamo – riprende la Lapin – che qualsiasi ordine di confisca sia contrario alle leggi dell’America e del diritto internazionale. La nostra priorità è di continuare la nostra lunga e produttiva collaborazione con i vari colleghi italiani e con il Ministero della Cultura”.

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E cita le numerose partnership col Belpaese, oltre che il sostegno economico dato dalla Getty Foundation a progetti e studenti italiani per un totale di 20 milioni di dollari. “È un peccato che questa questione – avvisa la vice presidente per la Comunicazione del Museo – sia una distrazione da questo importante lavoro”.

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Intanto, soddisfazione per l’esito della vicenda giudiziaria arriva dal sindaco di Fano, Massimo Seri, il quale annuncia che si adopererà “per studiare il modo migliore dove accogliere e valorizzare il nostro Lisippo”. “Sento il dovere di ringraziare – aggiunge – l’associazione Le Cento Città con il suo rappresentante fanese Alberto Berardi che tramite l’avv. Tristano Tonnini ha scelto la corretta via giudiziaria, condivisa dall’Avvocatura dello Stato, ma anche tutti i concittadini fanesi, le personalità accademiche, i ministri, i parlamentari e i rappresentanti delle istituzioni che ci sono stati vicini in questa battaglia”.