
Una copia della statua del Lisippo al porto di Fano, a destra la statua piena di concrezioni quando venne ritrovata
Fano, 1 dicembre 2024 – Sono trascorsi esattamente 60 anni dal ritrovamento del Lisippo, ma l’attaccamento dei fanesi a questa statua pescata il 14 agosto 1964 dal motopeschereccio fanese “Ferruccio Ferri” al comando di Romeo Pirani, non è mai venuto meno. Lo ha riconfermato pochi giorni fa il programma di RaiPlay Italia, “Viaggio nella bellezza”, che ha trasmesso una intera puntata sul Lisippo, dal titolo “L’atleta conteso” a cura di Emanuele Colarossi per la regia di Antonio Carbone. In poco meno di un’ora è stata sviscerata tutta la storia di questa opera d’arte, considerata tra le più importanti dell’età classica, se non altro perché è l’unico capolavoro esistente attribuito allo scultore greco Lisippo, vissuto tra il 370 e il 320 a.C., autore di tantissimi bronzi, uno dei quali, “L’Atleta vittorioso” appunto, rivenuto nell’Adriatico e ora esposto al Paul Getty Museum in California.
Fano ne reclama la restituzione non solo perché a trovarlo sono stati dei marinai fanesi, ma anche perché la statua è sbarcata sul territorio italiano proprio al porto di Fano. A sostenere le ragioni di questo rapporto che si è consolidato nel tempo, nonostante l’opera abbia preso quasi subito strade diverse, sono intervenuti nella trasmissione l’avvocato Giuditta Giardini del Comitato per la restituzione dell’atleta, Rachele Dubini docente dell’Università di Ferrara, autrice del libro “Un atleta venuto dal mare”, l’avvocato Tristano Tonnini, figlio dell’avvocato Tullio Tonnini che in qualità di presidente dell’associazione “Le Cento Città”, insieme al professor Alberto Berardi nel 2007 iniziò la causa penale con un esposto, e il magistrato Silvia Cecchi del tribunale di Pesaro che ordinò la confisca del Lisippo per esportazione illegale in mancanza dell’autorizzazione da parte delle autorità italiane.
Sentenza, questa che ha fatto storia, e che poi è stata confermata nel 2019 dalla Corte di Cassazione che ha respinto il ricordo del museo californiano. Sarebbe auspicabile ora che questi personaggi, così direttamente coinvolti nell’intricata e lunga vicenda, assieme ad altre personalità autorevoli italiane e naturalmente fanesi, facessero parte di un team capace di operare una “moral suasion” sulle autorità governative italiane affinché si riesca ad ottenere dagli Stati Uniti il rispetto di della sentenza della Magistratura italiana, di recente confermata dalla Corte europea per i diritti dell’Uomo. Dopo l’operato dell’ex sindaco Massimo Seri, la palla è ora passata a Luca Serfilippi.
Il primo cittadino lo scorso 14 agosto scorso, anniversario del 60° del ritrovamento, annunciò la volontà di costituire un tavolo politico istituzionale per gettare le basi affinché il Lisippo torni a Fano. Tavolo che dovrebbe essere convocato per la prima volta entro la metà di dicembre con l’obiettivo di trovare la strada migliore affinché questa che è considerata tra le più importanti opere d’arte al mondo ritorni nella nostra città, dove ha rivisto di nuovo la luce.
Non sarà facile né riuscire ad ottenere dalla giustizia americana il rispetto di una decisione di quella italiana e neppure individuare la scelta migliore dove collocare il Lisippo semmai dovesse realmente tornare. Siccome ci sono però precedenti importanti di restituzioni di opere d’arte da parte degli Stati Uniti e siccome si è giunti al termine dell’intera questione, il Comune di Fano e la città sono chiamati a dimostrare con i fatti quello che per 60 anni hanno proclamato a parole.