Confindustria Centro Adriatico: scisma

Consiglio generale: lasciano in 16 Venerdì 9 aprile si decide il futuro

Simone Mariani

Simone Mariani

Fermo, 4 aprile 2021 - Se qualcuno poteva immaginare che si sarebbe andati verso una ricomposizione della querelle interna a Confindustria Centro Adriatico, dopo il botta e risposta tra favorevole e contrari, a seguito delle espulsioni di Santori e Luciani, arriva la riprova che tutto è a dir poco in alto mare, se non in dirittura d’arrivo verso una scissione vera e propria. Lo confermano le dimissioni dal Consiglio generale a catena di Davide Beleggia, Giuseppe Ciarrocchi, Enrico Cognigni, Giulio Cruciani, Carlo Forti, Claudio Frollà, Francesco Girolami, Giorgio Nerpiti, Sara Santori, Arturo Venanzi, Stefano Violoni, Monica Virgili, Rodolfo Zengarini, Nicolò Steca, Alberto Fasciani, Gianluca Tombolini.

Cinque di questi (Beleggia, Cruciani, Forti, Violoni e Steca) fanno anche parte del Consiglio di Presidenza: gli stessi hanno inviato una seconda nota firmata in cui lasciano anche quella posizione, sempre per le stesse motivazioni. In questo clima, i quasi 300 soci dell’Uif, l’Unione Industriali del Fermano, hanno deciso di trovarsi il prossimo 9 aprile all’hotel Royal per decidere cosa fare: continuare a essere socio fondatore di Centro Adriatico oppure no.

Il tutto, sapendo che per restare ci sono condizioni inderogabili come il cambio di guida dell’associazione (oggi presieduta da Simone Mariani, ndr), prima però della naturale scadenza, e il reintegro degli espulsi, oltre che del dimissionario ex vicepresidente Giampietro Melchiorri. In una nota diffusa nella tarda mattinata di ieri, infatti, il sistema imprenditoriale Fermano fa capire di essere sempre più compatto nel dare battaglia. Nello stesso si legge: "Dopo le espulsioni degli imprenditori Andrea Santori e Fabrizio Luciani, i membri del Consiglio Generale e del Consiglio di Presidenza, che rappresentano la parte fermana dentro Confindustria Centro Adriatico, hanno presentato le loro dimissioni dagli organi rappresentativi.

Tutti, tranne i tre che dal primo momento si sono schierati con Ascoli Piceno. Una scelta condivisa che unisce chi da anni lavora per il bene di tutti gli associati. Proprio perché per il bene bisogna rispettare le regole, è diventato impensabile continuare a fare parte degli organi dirigenziali di Confindustria Centro Adriatico. Una scelta ponderata che coinvolge ogni settore economico, dalla metalmeccanica all’edilizia, dagli accessori alle calzature, dai servizi all’energia, dai cappelli ai trasporti.

Questo a riprova che, come qualcuno invece vorrebbe far credere, non è una questione tra calzaturieri e sistema imprenditoriale di Confindustria, ma una non condivisione di atti e azioni che non hanno rispettato lo statuto dell’aquilotto". Dopo di ciò, il Consiglio Generale, organo sovrano dell’associazione, è molto più povero perché i sedici che se ne sono andati hanno detto a chiare note "che non vogliono essere coinvolti in azioni di responsabilità conseguenti all’inosservanza delle previsioni statutarie".