
Giuseppe Vassallo e accanto, l’ex sindaco di Argenta Egidio Checcoli, tra i proponenti del ricorso
Ferrara, 25 gennaio 2025 – “Basta fango su mio zio, quella medaglia la merita”. Il caso è ufficialmente scoppiato. E per le strade della minuscola frazione argentana di Filo, terra che fu casa della gloriosa Coopcostruttori, poco più di duemila anime tra Ferrara e Ravenna, da giorni non si parla d’altro.
Al centro della discussione, c’è la figura dell’appuntato, classe 1906, Giuseppe Vassallo, arrivato in forza alla stazione filese nel 1937 e trovato cadavere (l’omicidio è uno dei tanti dell’epoca irrisolti) l’8 maggio 1945 lungo l’argine del Reno. Motivo del contendere? Il suo passato da internato nei campi di concentramento.
Una notizia oggi fortemente contestata dall’Anpi, del “tutto infondata”. Perché Vassallo “non fu un eroe, bensì molto vicino ai tedeschi”. E se il suo nome, dal 9 ottobre scorso, compare sulla sede di Ferrara dell’Associazione nazionale carabinieri, lunedì, giornata della Memoria, avrebbe dovuto ricevere una medaglia d’onore.
Appunto, avrebbe... Perché al momento quel riconoscimento è sospeso, come confermato ieri dal prefetto Massimo Marchesiello: “Non ci sarà in quell’occasione il conferimento della medaglia. Stanno dando corso all’istruttoria”. Da Roma, dove una commissione dedicata alle ricerche storiche sta proseguendo un accertamento suppletivo sulla figura del carabiniere richiesto da Anpi, Comune di Argenta e Prefettura.
“Da parte nostra – spiega Gianluca Battisti, vicepresidente dell’Associazione nazionale partigiani, sezione di Argenta – non c’è velleità che quella medaglia non venga assegnata. Il nostro obiettivo è raccontare a tutti le reali informazioni. Ovvero che l’appuntato Vassallo si macchiò di diversi episodi non certo carini nei confronti dei suoi compaesani e il suo nome oggi evoca ancora brutti ricordi”. Tesi portata alla luce con Egidio Checcoli, ex sindaco di Argenta ed ex presidente di Legacoop, attraverso una ricerca che evidenzia come “il carabiniere Vassallo a Filo non è affatto un servitore dello Stato e della comunità filese, bensì uno scrupoloso servitore delle forze di occupazione tedesca e della milizia fascista, rappresentata dalla Gnr dove è stato parte attiva”. Da quelle parti lo si ricorda “su un sidecar, a fianco di un soldato tedesco” o assieme “a due militi della Guardia nazionale repubblicana, impegnati nella ricerca spasmodica di giovani renitenti alla leva”.
Di diverso avviso il presidente provinciale dell’Anc, Carmelo Perez: “Basta odio, i documenti sono chiari”. Mostra una carta Gian Paolo Bertelli, 72 anni, consulente storico di Anmig (associazione nazionale famiglie caduti e dispersi in guerra) datata 23 giugno 1949.
“Arrivato mercoledì dal ministero della Difesa – dice –, è l’unico documento ufficiale che attesta che era stato deportato in un campo di concentramento. Ecco la verità”. L’ultima parola è del nipote dell’appuntato: Angelo Vassallo, 76 anni, una vita nell’Arma. Si sfoga: “Perché questo fango ottant’anni dopo? Sarò io a restituire l’onore a mio zio, a dare di nuovo dignità alla divisa di carabiniere. Querelerò tutti quelli che hanno buttato fango su di lui, un uomo che ha fatto solo il suo dovere”.