
I carabinieri con alcuni farmaci sequestrati (foto di repertorio)
Ferrara, 5 maggio 2025 – Un canale Telegram, una farmacia con un dipendente compiacente e una fitta ragnatela di contatti che dal Delta del Po arrivava fino al Veneto e alla Lombardia. È il giro di anabolizzanti e sostanze dopanti ricostruito dalla procura in due anni e mezzo di indagini, partite nel dicembre del 2022 dalla morte improvvisa del pescatore e culturista 26enne gorese Elia Ricci, stroncato da un malore dopo una serata con gli amici.
Dal decesso del ragazzo (per il quale è stato aperto un procedimento penale a parte) è scaturita l’inchiesta sul presunto traffico di sostanze proibite nel mondo delle palestre, nell’ambito della quale i carabinieri – coordinati dal pubblico ministero Barbara Cavallo – hanno puntato la lente su una serie di soggetti, tutti in qualche modo coinvolti in quell’attività, chi per aver ceduto le sostanze dopanti, chi per aver fornito altri farmaci o chi per aver agevolato o messo in contatto acquirenti e venditori.
Nelle scorse settimane, la procura ha chiuso l’inchiesta. Gli indagati sono undici, tutti accusati a vario titolo del reato di utilizzo o somministrazione di farmaci o altre sostanze al fine di alterare le prestazioni agonistiche degli atleti. Come accennato, tutto è partito dalla morte improvvisa del giovane pescatore e dalle indagini finalizzate a chiarire eventuali legami tra il malore e il doping. Appurato che l’assunzione di anabolizzanti aveva provocato aritmie e gravi danni alla salute del giovane già affetto da una patologia cardiaca, gli inquirenti hanno allargato il raggio d’azione sollevando il velo su un traffico più ampio e che andava ben oltre la sponda ferrarese del Po.
La prima parte dell’attività investigativa si focalizzò sui soggetti e sulle modalità attraverso cui Ricci è entrato in possesso delle sostanze dopanti (Testosterone enantato, Nandrolone decantato, Testosterone e Trenbolone Enantato, oltre ad altri farmaci per contrastare eventuali effetti collaterali). Sotto accusa, in prima battuta, è dunque finito chi avrebbe favorito l’utilizzo e l’acquisto degli anabolizzanti tramite il canale social, chi glieli avrebbe venduti e chi gli avrebbe dato istruzioni su come assumerli e conservarli. Nel mirino, come accennato, anche il dipendente di una farmacia di un paese fuori provincia, il quale avrebbe venduto senza ricetta medica farmaci da associare al doping.
Gli accertamenti e le perquisizioni svolte quando l’inchiesta muoveva i primi passi hanno però portato alla luce elementi che hanno consentito alla procura di allargare lo sguardo ad altri soggetti, soprattutto fuori provincia, e di ricostruire l’intera filiera del doping. Ed ecco che si è arrivati agli undici indagati attuali, risalendo – oltre ai primi iscritti – anche ad altri assuntori di sostanze proibite (tra cui anche steroidi e ormoni proibiti dalla normativa antidoping) e soggetti che avrebbero in vario modo detenuto, messo in commercio tramite canali Telegram (con tanto di listino prezzi e costi di spedizione), diffuso o favorito l’assunzione degli anabolizzanti, che venivano acquistati dai clienti e consegnati tramite corriere una volta ricevuto il pagamento. A sostegno delle tesi accusatorie ci sarebbero i notevoli quantitativi di sostanze sequestrati ad alcuni degli indagati. A indagine conclusa (e al netto delle mosse delle difese degli indagati), il prossimo passo potrebbe essere la richiesta di rinvio a giudizio da parte della procura.

