
Marco Galan, vigile del fuoco rimasto vittima di un infortunio sul lavoro
Ferrara, 4 dicembre 2024 – Un’indagine amministrativa interna e dubbi sull’opportunità di svolgere quel tipo di operazione nella pare di cortile della caserma dedicata al passaggio dei mezzi. Sono alcuni degli espetti emersi nel corso dell’udienza di ieri del processo per la morte di Marco Galan, vigile del fuoco deceduto nel dicembre del 2021 all’età di 58 anni dopo quindici anni di coma vegetativo a seguito di un infortunio sul lavoro avvenuto nel luglio del 2006 in caserma. Il terribile epilogo della vicenda e l’autopsia sul corpo, che collegava il decesso alle ferite riportate nell’incidente, hanno portato a un nuovo giudizio, dopo il primo celebrato anni fa per il reato di lesioni. Imputato di omicidio colposo è oggi l’allora comandante provinciale dei vigili del fuoco Michele De Vincentis (difeso dall’avvocato Cosimo Zaccaria). L’udienza di ieri, davanti al giudice Giovanni Solinas, è stata dedicata all’audizione di alcuni testimoni. Tra questi, una dipendente dei vigili del fuoco all’epoca in servizio a Ferrara con ruoli amministrativi legati alle spese. La teste ha specificato come il comandante non avesse poteri diretti di spesa ma che fosse necessario fare un’istanza. In particolare, ha aggiunto, quell’anno "pendeva una richiesta di duemila euro per segnaletica orizzontale e verticale" per il piazzale della caserma, "ma non arrivò nulla". L’ok alla spesa giunse "soltanto l’anno dopo".
Il teste successivo, anch’egli all’epoca in servizio al comando di via Verga, ha ricordato come in quella parte di cortile ci fosse traffico di mezzi in entrata e in uscita. Ha inoltre spiegato che, subito dopo l’incidente, "fu disposta dal comandante un’indagine amministrativa interna per capire cosa fosse successo". Lui stesso fu chiamato a far parte del pool incaricato di quegli accertamenti. Il testimone ha poi risposto ad alcune domande riguardo al tipo di attività che si stava svolgendo il giorno dell’incidente. "Di solito le operazioni di distesa di un verricello – ha spiegato al giudice – si svolgevano nel cortile di dietro, perché quella in cui è successo l’incidente era una zona di passaggio di mezzi". Circostanza confermata anche da un terzo testimone, anche lui vigile del fuoco all’epoca in servizio al comando provinciale. "Quel cavo d’acciaio – ha evidenziato – era praticamente invisibile. Non ho mai visto effettuare verifiche sul verricello in quella zona e non mi sarebbe mai venuto in mente di svolgerle in quell’area". Ha poi concluso evidenziando come, a parere di molti all’epoca dei fatti, De Vincentiis non avesse "alcuna responsabilità in quanto accaduto". Concluso l’esame dei testimoni il giudice ha aggiornato l’udienza all’11 marzo, quando verranno ascoltati i consulenti delle parti.