MARCO BILANCIONI
Cronaca

Il compleanno del Duce, pochi e svogliati. Il flop di Predappio agita la galassia nera

Al tradizionale appuntamento di luglio si sono presentati in cinquanta. Niente corteo con bandiere e labari, al cimitero sono saliti in auto. E ora c’è chi si interroga: "Con Meloni al governo è finita un’epoca?".

Il compleanno del Duce a Predappio

Il compleanno del Duce a Predappio

Predappio (Forlì-Cesena) – Non era mai successo (se non ai tempi delle restrizioni anti-Covid): niente corteo per Benito Mussolini. L’ultima domenica di luglio, quando tradizionalmente le camicie nere ricordano la nascita del duce, ha segnato un momento a suo modo storico per il paese di Predappio: la prima volta in cui, pur in presenza del regolare via libera della Questura, i manifestanti si guardano attorno e, constatato di essere appena una cinquantina, decidono di percorrere la strada provinciale del Rabbi verso il cimitero di San Cassiano non a piedi, con bandiere tricolori e labari, ma in macchina. Lassù la commemorazione si è svolta senza saluti romani, come del resto è capitato spesso da qualche anno a questa parte: al posto del tradizionale gesto identitario col braccio teso, i presenti portano la mano sul cuore.

Predappio, il paese in cui Mussolini è nato ed è sepolto, sta anticipando – come molte volte è accaduto in passato – una tendenza nazionale? L’estrema destra sta scomparendo? Domenica mattina gli organizzatori (visibilmente in imbarazzo; c’è chi ha detto "sono più quelli della Digos di noi") hanno spiegato il flop della partecipazione citando il caldo, le vacanze, l’alluvione. Di certo, delle tre adunate annuali, quella di luglio è sempre stata la meno partecipata. E, in generale, sull’Appennino forlivese i visitatori sono in calo proprio perché – dicono gli operatori turistici – chi vorrebbe venire teme di trovarsi alle prese con le conseguenze delle esondazioni. Questo potrebbe valere anche per i nostalgici, anche se la strada per Predappio è transitabile. Va detto che a ottobre, per il centenario della marcia su Roma, c’erano migliaia di persone. Ma è chiaro che, nel mondo carsico dell’estrema destra, qualcosa sta accadendo.

Tra i motivi che gli stessi organizzatori adducono per spiegare il calo – più credibile del caldo – c’è lo stop ai saluti romani. Negli ultimi anni ci sono state diverse denunce, basate sulle riprese video degli agenti della Questura. A ottobre, bastò un numero superiore al solito per fare riesplodere il fenomeno: gli inquirenti si concentrarono, almeno nella prima fase dell’indagine, su otto persone. Ad aprile, nell’anniversario della morte, fu anticipato ai partecipanti che ci sarebbe stato un giro di vite: non ce ne fu bisogno, perché le braccia tese si azzerarono.

Va notato che nell’organizzazione c’è appena stato un cambio della guardia: da aprile, non si vede più Mirco Santarelli, responsabile degli Arditi di Ravenna. Il suo allontanamento è legato a dissidi interni al mondo mussoliniano che potrebbero avere altre conseguenze sotterranee. Infine, gli storici locali rilevano che la partecipazione calò anche dopo la cosiddetta ‘svolta di Fiuggi’, quando il leader della destra Gianfranco Fini si avvicinò a posizioni più moderate che avrebbero portato Alleanza Nazionale per la prima volta al governo. Anche se quella di Fratelli d’Italia è una storia diversa, che non ha legami con Predappio, l’avvento al governo della prima donna di destra, Giorgia Meloni, potrebbe essere avvertito dai militanti come un momento di rottura con i riti e le liturgie del Ventennio.