MAURIZIO BURNACCI
Cronaca

"Resta l’amarezza: mi chiedo ancora il perché di tutto questo"

Cosa ricorda di quel giorno, il giorno del suo arresto? "Tutto, purtroppo. Meglio non parlarne". Pasolini, ora che è finito tutto, ha...

Mauro Pasolini, 76 anni, per 30 anni presidente del colosso cooperativo Conscoop

Mauro Pasolini, 76 anni, per 30 anni presidente del colosso cooperativo Conscoop

Cosa ricorda di quel giorno, il giorno del suo arresto?

"Tutto, purtroppo. Meglio non parlarne".

Pasolini, ora che è finito tutto, ha un’idea dell’origine di questa inchiesta?

"No. Neanche adesso, dopo quasi sette anni. Anzi di più, visto che l’inchiesta partì nel 2016".

Ci furono tre accusatori in particolare. Rancori personali?

"Assolutamente no. I rapporti con loro erano amichevoli fino al giorno prima delle loro accuse. Inspiegabile".

Ne citiamo uno solo, visto che poi s’innescò un processo a parte: Massimo Foschi, direttore di un ramo aziendale di Conscoop. Perché lo accusò?

"Mi limito a dire che in quel processo venni assolto".

Quella mattina del novembre 2018 si sentì crollare il mondo addosso?

"Ero sereno, in realtà. Quelle accuse erano talmente infondate che non potevo che essere tranquillo. Sia ben chiaro: umanamente, avevo la morte nel cuore. Però tutta la mia famiglia mi ha sempre sostenuto. Così come mi hanno sempre mostrato la massima vicinanza gli amici, i colleghi e i dipendenti di Conscoop. Avevo un certo timore che l’azienda per la quale avevo dato una vita venisse scalfita da questa vicenda. Ma questo non è successo, per la bravura e il coraggio delle persone di Conscoop".

Pasolini lei disse: il mio era un mestiere pericoloso...

"Partecipare a bandi pubblici in aree come la Campania e la Sicilia non era semplice. I nostri derigenti subivano minacce. Ma sa cosa emerse in alcune inchieste di mafia? Diversi testimoni dissero: ’Quelli delle cooperative non si fanno comprare’. Ed è così. Non abbiamo mai fatto illeciti per le aste".

Le accuse dicevano il contrario...

"Delle indagini non voglio parlare. Vorrei invece parlare dei giudici...".

Cioè?

"Ho incontrato giudici, a Forlì, che sia pure nella loro giovinezza, hanno saputo discernere le cose. E dai reati più gravi siamo stati assolti, io e Aldini".

Questa prescrizione che chiude il caso le toglie un peso?

"Non c’era un peso da togliere, ma una vita da riprendere".

L’amarezza resta?

"Purtoppo sì. Ma voglio dire grazie ai miei avvocati, Nicola Mazzacuva e Mario Di Giovanni, impeccabili, professionalmente e umanamente".

ma. bur.

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