Rigore? No, grazie: "Errore dell’arbitro, ho detto ai miei ragazzi di sbagliarlo apposta"

La decisione di Luca Polidori, allenatore dell’under 15 della Fratta: "L’importante non è vincere ma fare scelte giuste". È finita poi 0-0.

Luca Polidori, 27 anni, da due stagioni guida la formazione giovanile della società ertinorese, che ha il proprio campo casalingo a Capocolle. Nella vita, è anche capo ufficio stampa del Cesena calcio

Luca Polidori, 27 anni, da due stagioni guida la formazione giovanile della società ertinorese, che ha il proprio campo casalingo a Capocolle. Nella vita, è anche capo ufficio stampa del Cesena calcio

Forlì, 29 marzo 2024 – Una normalissima azione di gioco, come ne succedono a centinaia ogni giorno sui campi da calcio di tutta Italia: una trattenuta all’attaccante, la maglia che si allunga e l’arbitro che fischia il rigore. È decisamente meno frequente che l’allenatore chieda a chi si presenta sul dischetto di sbagliare. È esattamente quello che è successo mercoledì pomeriggio a Capocolle di Bertinoro, dove andava in scena il match di under 15 Fratta Terme-Sampierana.

"Una palla lunga è finita tra i piedi di un nostro attaccante – spiega Luca Polidori, 27enne che per il secondo anno guida la formazione giovanile –. Il suo marcatore ha tirato la maglia, ma va detto che il nostro giocatore non se n’era nemmeno accorto, tanto che l’azione poi è finita con un suo tiro deviato dal portiere". Ma anziché far battere il calcio d’angolo, l’arbitro fischia e indica il dischetto.

Consapevole di guidare dei ragazzi nati nel 2009 e di dover essere prima educatore che allenatore, Polidori ha chiesto di tirare fuori. "Tutti sapevamo che non era rigore, noi e loro. Così ho detto al tiratore designato di sbagliare il penalty appositamente". Siamo alla fine del primo tempo, sul punteggio di parità. Ma il tiro dal dischetto è volutamente debole, come se fosse un passaggio.

La decisione, lì per lì, ha contrariato i suoi ragazzi, che nella partita precedente erano usciti sconfitti proprio per un rigore dubbio fischiato contro e segnato dagli avversari. "Mi hanno chiesto il perché di questa decisione, perché ‘la settimana scorsa gli altri sì e noi no’". Ma la motivazione non ha tardato ad arrivare: "Nello spogliatoio ho spiegato loro che l’importanza non è tanto vincere, quanto fare la cosa giusta. E hanno subito capito e concordato con me". Anche se la partita è terminata 0-0 e l’episodio, dunque, sarebbe stato decisivo.

Fair play, rispetto, correttezza. Ecco i valori che Polidori – che lavora come capo ufficio stampa del Cesena calcio – cerca di trasmettere ai suoi ragazzi: "Già dalla riunione di inizio anno con i genitori l’ho detto: non mi interessa nulla del risultato. Mi interessa molto di più veicolare il calcio come un mezzo per crescere, per insegnare il rispetto delle regole. Ho detto questo perché lo penso e perché la società Fratta spinge molto sul rispetto". In queste categorie poi, oltre ad avere dei baby calciatori in campo, spesso sono chiamati dei baby arbitri. "È molto importante anche aiutare il direttore di gara, che spesso e volentieri è un ragazzo anche lui".

Il gesto non è passato inosservato. "Non è scontato che un allenatore agisca con questa grande sportività – è stato il messaggio degli avversari della Sampierana –, non solo confermando che non era rigore, ma chiedendo di sbagliarlo. La gente deve sapere di questo grande gesto sportivo, che non è scontato". Polidori ringrazia: "Mi fa strano sottolinearlo, dovrebbe essere giusto e normale così". Ieri Andrea Casadei, presidente della sezione Aia di Cesena (l’associazione arbitri) ha scritto al presidente della Fratta Luciano Fiumi: ammette che il direttore di gara "aveva concesso un calcio di rigore in maniera errata". E aggiunge: "Credo che il gesto sia un ottimo esempio per tutti i ragazzi di fronte a un errore evidente che può capitare all’arbitro". Anche il presidente Lnd (Lega Nazionale Dilettanti) Forlì, Daniele Lambertini, ha commentato: "Complimenti per quello che avete fatto, lo terrò come esempio. Quei ragazzi un domani saranno cittadini modello".