Sara Pedri news, gli ex colleghi scrivono al ministro Speranza: "Commissari esterni"

La professoressa Roberta Venturella, già tutor della 32enne forlivese sparita a Trento, si fa portavoce di un forte appello al governo

Sara Pedri, lettera degli ex colleghi al ministro Speranza

Sara Pedri, lettera degli ex colleghi al ministro Speranza

Forlì, 26 giugno 2021 - Una lettera indirizzata direttamente al ministro della Salute Roberto Speranza giace da ieri sulla sua scrivania. A chiedere attenzione è Roberta Venturella, professore associato di Ginecologia e dirigente medico presso l’unità operativa di Ginecologia e ostetricia dell’ospedale Pugliese Ciaccio di Catanzaro.

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La dottoressa Venturella, 37 anni, è stata per cinque anni la tutor di Sara Pedri, la 32enne ginecologa forlivese sparita il 4 marzo a Cles in Trentino. Dopo aver appreso della sua scomparsa, i colleghi dell’ospedale calabrese si sono attivati per contattare persone che potessero fornire informazioni utili, o hanno ricevuto loro stessi testimonianze spontanee. Tutti sono increduli e concordano che la Sara conosciuta a Catanzaro – soprannomminata ’red bull’ per i suoi capelli rossi, ma anche per l’energia – non aveva motivo di dubitare di sè, della sua professionalità e di compiere, come si teme, gesti estremi. "Sara era piena di entusiasmo – continua la professoressa – non la fermavi".

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Ed era pronta ad entrare nel mondo del lavoro. "Nella sua annata – racconta la Venturella – si sono specializzati in sei e tutti stanno lavorando e hanno vinto concorsi scegliendo la propria sede. Sono tutti ragazzi in gamba, usciti di qui con un’ottima formazione. Siamo stati tra i primi ospedali italiani accreditati a livello europeo. Questa scuola prepara gli specializzandi al meglio e nessuno può insinuare il contrario. Certo non sapranno fare un intervento di chirurgia oncologica il primo giorno di assunzione, ma non è richiesto loro. Noi siamo un ospedale universitario e capisco che altri ospedali non siano tenuti a ’formare’ ma è umano farlo quando arriva una persona nuova, in qualsiasi luogo di lavoro".  

Il riferimento è al fatto che sia i familiari di Sara, sia il suo fidanzato Guglielmo hanno raccontato di come la giovane dottoressa si fosse sentita da subito inadeguata al Santa Chiara di Trento: "Le lasciavano intendere che non era preparata, che non era in grado di stare al passo". Secondo la sua tutor, invece, "Sara aveva tutte le competenze per intraprendere e gestire una carriera lavorativa".  

Ed è per questo che, alla luce delle interpellanze emerse da parte di diversi politici locali e nazionali, oltre che delle importanti testimonianze di persone che hanno vissuto esperienze simili a quella di Sara all’interno del Santa Chiara, la dottoressa Venturella chiede l’intervento del Ministero, a nome suo e di tutto il personale di Ginecologia e Ostetricia dell’azienda ospedaliera di Catanzaro, per fare luce su ciò che è accaduto a Trento a Sara e forse ad altre prima di lei. Perché, spiega, in questi casi è necessaria una commissione esterna, super partes, se davvero si vuole fare chiarezza.