Sara Pedri, il giudice del lavoro: “Illegittimo il licenziamento del primario Saverio Tateo”

Il dirigente sanitario rischia il processo penale per maltrattamenti, dopo il caso della ginecologa forlivese scomparsa (probabilmente suicida). Un altro verdetto smonta le contestazioni disciplinari

Forlì, 15 settembre 2023 – Il licenziamento dell’ex primario Saverio Tateo, da parte dell’azienda sanitaria di Trento, era illegittimo: lo ha deciso il giudice del lavoro della città del nord Italia. Da un punto di vista penale, Tateo – insieme alla sua vice Liliana Mereu – è accusato di maltrattamenti sul lavoro in concorso e in continuazione: la procura ha chiesto il rinvio a giudizio.

Sara Pedri e Saverio Tateo
Sara Pedri e Saverio Tateo

Se ci sarà un processo o no, lo si deciderà a novembre. Parallelamente, il giudice del lavoro – secondo fonti trentine – ha ritenuto che le contestazioni disciplinari (ben 17) non configurino i maltrattamenti al personale in servizio nel reparto di Ginecologia e Ostetricia dell’ospedale di Trento. Licenziamento illegittimo, secondo il togato, che comporterà l’erogazione dei mancati stipendi di questi due anni.

Nel processo l’ex primario è stato seguito dall’avvocato Vincenzo Ferrante, partner dello Studio Legale Daverio & Florio.

Il caso è noto perché si collega alla scomparsa di Sara Pedri, ginecologa forlivese di 34 anni: gli inquirenti ritengono che si sia suicidata nel torrente Noce, nella zona di Cles (il corpo, tuttavia, non è stato mai trovato). Sara lamentava una situazione di forte stress dovuta a turni massacranti e talvolta ‘punitivi’. 

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Il clamore legato alla sua scomparsa ha fatto emergere le segnalazioni dei colleghi contro il modo in cui Tateo conduceva il reparto. Tanto da far cambiare posizione anche alla stessa azienda sanitaria: una prima inchiesta interna era approdata al nulla di fatto, successivamente erano arrivati anche gli ispettori del Ministero della Sanità e si era giunti a un procedimento disciplinare. Il primario era stato prima spostato all’ospedale di Rovereto, poi licenziato a novembre 2021 (per “giusta causa”): venivano addotti come motivi “fatti oggettivi gravissimi”, “vessazioni, insulti, umiliazioni professionali ma anche fisiche e demansionamenti”. Fin da subito, Tateo aveva annunciato ricorso. Nell’unico intervento pubblico dell’ex primario, si è difeso dicendo: “Non sono quel mostro che tutti pensano”.