FEDERICA ORLANDI
Cronaca

Delitto Cappai, il branco spietato: "Si sono coperti a vicenda, nessun segno di pentimento"

Il giudice Salvatore deposita le motivazioni della sentenza di condanna dei tre minorenni "Evidente la logica omertosa e violenta del gruppo. Nessuna vera riflessione sulla tragedia"

Fabio Cappai, il giovane ucciso a coltellate

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Imola, 1 luglio 2023 – Hanno agito e si sono coperti a vicenda secondo "la logica omertosa e quindi ancora violenta del gruppo". Hanno confessato solo ciò che non potevano evitare di dire, mentre per il resto non hanno dimostrato "una seria riflessione sulla tragedia" né sentimenti "di pietà o ravvedimento".

Così il giudice del tribunale dei minorenni Francesca Salvatore motiva la sentenza con cui lo scorso marzo sono stati condannati per l’omicidio a Castel Del Rio di Fabio Cappai, 23 anni di Moraduccio, la notte tra il 15 e il 16 luglio del 2022, tre minorenni: il diciassettenne che ha materialmente sferrato le coltellate al petto e alla schiena del giovane, brandendo un coltello ’pattada sarda’ dalla lama lunga oltre dieci centimetri che aveva con sé (il ragazzo, difeso dall’avvocato Alberto Padovani, ha preso 10 anni in abbreviato e non intende fare appello); e i due amici di quest’ultimo, oggi diciottenni, ma all’epoca dei fatti ancora minorenni, accusati di concorso anomalo nell’omicidio e di lesioni all’amico della vittima.

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Questi ultimi, difesi dall’avvocato Giovanna Cappello, sono stati condannati a sei anni e due mesi e a quattro anni, nove mesi e dieci giorni: la loro difesa ha annunciato l’intenzione di appellare la sentenza. Durante il processo era stata respinta la richiesta della legale di messa alla prova per i propri assistiti: decisione che il giudice ora motiva con la mancanza di "ravvedimento" e alla luce delle loro "posizioni rigidamente difensive" anche durante le dichiarazioni spontanee rese in aula, per il gup "scarne, insufficienti e probabilmente strumentali".

A differenza invece del giovane difeso dall’avvocato Gabriele Bordoni, che a febbraio uscì dal processo ottenendo la messa alla prova alla luce del suo "sincero pentimento" della sua "posizione "marginale nella causazione dei fatti".

Quella sera, vicino ai campi sportivi di Castel del Rio, si consuma una tragedia "di una gravità inaudita". Cappai assieme a un amico coetaneo iniziano a litigare con un gruppetto di minorenni, complice anche qualche bicchiere di troppo – le analisi riveleranno infatti che Cappai era ubriaco e difatti non riesce a difendersi dall’aggressione anche per via dei riflessi rallentati e perché reggeva un bicchiere in mano, è la ricostruzione – una vera e propria "baby gang" per alcuni testimoni, nei pressi di un bar; cacciati poi dal proprietario quando i toni si alzano, i due gruppi si spostano separatamente in un altro locale, poco distante, vicino appunto ai campi sportivi.

Lì avviene la tragedia. Non una "rissa", come cercano di descriverla i giovanissimi imputati, ma, scrive il giudice, si verifica su quel prato un vero e proprio "assalto preparato da parte del gruppo dei minorenni nei confronti dei maggiorenni", cioè la vittima e l’amico, i quali dal canto loro si stavano "limitando solo a uno scontro verbale poi degenerato anche a causa della precisa e preordinata volontà di armarsi, e non dall’occasionale rinvenimento di armi, da parte dei minori".

Difatti, dalle ricostruzioni degli inquirenti e dei testimoni, ma anche in base alle dichiarazioni degli stessi imputati, i tre dopo i primi insulti al bar si chiamano a vicenda, di fatto si organizzano "per aiutarsi" e in particolare viene chiamato al telefono l’allora sedicenne poiché era noto che portava sempre con sé, quando si vedeva con gli amici e soprattutto da quando il gruppo di Cappai li aveva un po’ presi di mira con scherzi e insulti, il coltello. L’arma del delitto.

Arma di cui il ragazzino si disfa subito dopo averla usata, ma che il giorno successivo, crollando di fronte agli inquirenti – pm Caterina Sallusti con i carabinieri –, rivelerà loro dove trovarla, gettata e nascosta per terra in una frazione di Castel del Rio. Il giovanissimo era accusato infatti anche di porto d’armi abusivo. I due amici, invece, dovevano rispondere pure delle lesioni aggravate all’amico di Cappai, preso a pugni e bastonate.

A scatenare la furia dei giovanissimi, fu "il montare irragionevole del rancore per le offese ricevute, l’insensato pensiero di vendicare se stessi e il gruppo come dimostrazione di forza soverchiante di un insieme di giovani radicalizzati contro chi osa contrariarli" fino "al tragico sacrificio di una vita umana in assenza di alcun motivo. Un epilogo di una gravità inaudita per la morte insensata di un giovane aggredito solo perché preso dall’alcol straparlava", stronca la giudice.

Cappai viene ucciso da due coltellate, una fatale proprio accanto al cuore. A nulla valgono i tentativi di rianimarlo di sanitari del 118 giunti sul posto con l’elisoccorso. La sua famiglia – i genitori e la sorella – è difesa dall’avvocato Daniela Mascherini.