PAOLA PAGNANELLI
Cronaca

Nessuna giustizia per Cameyi, firma illeggibile: slitta ancora il processo sull’omicidio

A sei anni dal ritrovamento dei resti della ragazzina, non si è ancora riusciti a svolgere l’udienza preliminare. L’ultimo intoppo: non si capisce se sia stato proprio l’imputato a firmare l’avviso della fissazione dell’udienza

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Porto recanati (Macerata), 23 maggio 2024 - Una firma illeggibile. Questo il motivo dell’ennesimo rinvio – sono stati sette in tutto – del processo sull’omicidio di Cameyi Mosammet, la 15enne uccisa 14 anni fa, i cui resti furono trovati seppelliti vicino all’Hotel House a maggio del 2018. Ieri era prevista l’udienza preliminare, ma accogliendo l’eccezione dell’avvocato difensore Marco Zallocco, il giudice ha rilevato che non si capisce se sia stato proprio l’imputato, Monir Kazi, in Bangladesh, a firmare l’avviso della fissazione dell’udienza, che dunque è stata rinviata a ottobre per fare una nuova notifica, l’ennesima, dopo che altre sono andate a vuoto perché l’indirizzo dell’uomo era inesatto, altre perché non era sicuro che l’atto fosse stato notificato a lui, una anche perché mancava la data in cui era stata fatta la notifica.

Il delitto risale al maggio del 2010. Una mattina la ragazzina, che aveva solo 15 anni, uscì di casa ad Ancona, e da quel giorno di lei non si è saputo più nulla. Dopo la denuncia dei familiari, la procura di Ancona scoprì che aveva raggiunto il fidanzato, Monir Kazi, 20enne residente all’Hotel House: le telecamere alla stazione avevano ripreso i due ragazzi. La mattina della scomparsa, il ragazzo si era sentito male ed era stato chiamato il 118. Le indagini però non si chiusero, e Kazi dopo qualche anno lasciò l’Italia per tornare poi in Bangladesh.

Otto anni dopo, a marzo del 2018, per caso furono ritrovate delle ossa vicino all’Hotel House. La procura di Macerata riaprì le indagini, accertò che si trattavano dei poveri resti della 15enne e accusò Kazi di averla uccisa.

Ma a quel punto è iniziata la strada del processo, molto in salita. Dopo una prima udienza preliminare, all’apertura del processo in corte d’assise l’avvocato Marco Zallocco ha rilevato che l’udienza era stata notificata solo ai precedenti difensori di Kazi, non a lui, che era dunque del tutto ignaro del processo avviato nei suoi confronti. Gli atti erano tornati all’udienza preliminare, e da allora non si è mai riusciti ad avere una notifica considerata buona. Prima l’indirizzo era sbagliato, poi tramite ambasciata è stato rintracciato l’imputato, ma lo stesso le notifiche sono state ritenuta sempre irregolari, di volta in volta per carenze diverse. L’ultima, ieri, non è andata bene perché nonostante sul documento ci fosse una sigla sotto al nome dell’imputato, non è stata ritenuta leggibile e dunque attribuibile senza dubbio a Kazi.

Così l’ennesimo rinvio, il sesto dopo la prima udienza in assise, al 16 ottobre, per una nuova notifica all’imputato. La madre e i fratelli di Cameyi, presenti ieri in tribunale con gli avvocati Luca Sartini e Marco Vannini per costituirsi parti civili, hanno accolto con rassegnazione la decisione del giudice Claudio Bonifazi, sfiduciati sulle possibilità di ricostruire con un processo cosa sia successo alla sfortunata ragazzina. Cameyi era una studentessa come tante altre, che amava lo sport e aveva tante amiche ad Ancona. All’improvviso la sua vita è stata spezzata con violenza, e dopo tanti anni non è ancora possibile sapere chi ne sia il responsabile.