Omicidio di Pamela Mastropietro, per il tribunale del Riesame non fu violentata

I giudici di Ancona non hanno ritenuto ci fossero gli elementi per ipotizzare il reato di violenza sessuale. Quindi Oseghale resta in carcere solo per l'omicidio

Pamela Mastropietro

Pamela Mastropietro

Macerata, 6 giugno 2018 - Pamela Mastropietro  non venne violentata prima di essere uccisa: questa la conclusione del tribunale del riesame di Ancona, che questa mattina ha respinto il ricorso della procura di Macerata. Secondo gli inquirenti, il 30 gennaio la diciottenne romana sarebbe stata costretta a subire una violenza da Innocent Oseghale, il nigeriano che l'aveva accolta nella sua mansarda dopo averle procurato una dose di eroina; proprio per non far scoprire questa violenza poi il clandestino l'avrebbe uccisa, con due pugnalate al fegato.

 

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Per questo il procuratore capo Giovanni Giorgio aveva chiesto che Oseghale stesse in carcere, con la misura cautelare, sia per l'accusa di omicidio che per quella di violenza sessuale. Il tribunale di Macerata l'aveva concessa solo per l'omicidio, così la procura si è rivolta al riesame, insistendo sulla sua ricostruzione. Ma anche i giudici di Ancona non hanno ritenuto ci siano gli elementi per ipotizzare questo reato, al momento. Dunque Oseghale, difeso dagli avvocati Umberto Gramenzi e Simone Matraxia, resta in carcere ad Ascoli solo per l'omicidio.

 

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Oggi pomeriggio, un nuovo sopralluogo sarà fatto nella mansarda di via Spalato, dove la ragazza sarebbe stata uccisa. Lo ha chiesto l'avvocato Gianfranco Borgani, che difende Lucky Desmond, indagato con Awelima Lucky per lo stesso omicidio. Il difensore farà il sopralluogo con un consulente, che ha chiesto di potersi rendere conto di persona del luogo del commesso delitto.