VALENTINA REGGIANI
Cronaca

Omicidio Montanari a Modena, indagato per il delitto del primario il papà di un neonato

Il bimbo riportò lesioni durante il parto, l’ipotesi della vendetta. Il medico fu crivellato di colpi 42 anni fa nel parcheggio dell’ospedale. La cartella clinica del piccolo era già stata presa in esame all’epoca

Il primario ucciso 42 anni fa: il professor Giorgio Montanari era il direttore della Clinica ginecologica di Modena

Il primario ucciso 42 anni fa: il professor Giorgio Montanari era il direttore della Clinica ginecologica di Modena

Modena, 14 settembre 2023 – La corsa in ospedale, un parto difficile e la nascita di un bambino che, già nei primi giorni di vita, presentava problemi importanti. Il sospetto di presunti ritardi nell’assistenza, una responsabilità sanitaria con conseguenti lesioni colpose che i familiari del piccolo imputavano al primario e a tutto il suo staff.

È questo lo scenario che si fa strada attorno all’omicidio del professor Giorgio Montanari, direttore della clinica ostetrico ginecologica del Policlinico di Modena, tra volto da una raffica di colpi di arma da fuoco nel lontano 1981 mentre tornava dall’ospedale dopo una giornata di lavoro.

Il caso è stato recentemente riaperto dopo 42 anni e, nel registro degli indagati, la procura ha iscritto proprio un papà. Un uomo al quale gli inquirenti – l’indagine è condotta dalla squadra mobile di Modena, diretta da Mario Paternoster – sono arrivati dopo aver riesaminato i documenti dell’epoca e, soprattutto, le cartelle cliniche dei pazienti.

Il movente – se i sospetti sull’indagato saranno confermati – sarebbe proprio da ricercarsi nella vendetta. Una ritorsione nei confronti dei sanitari che avrebbero causato – secondo la famiglia del piccolo – gravi danni al bambino tanto che in quei giorni, in reparto, la tensione si avvertiva chiaramente.

Al momento, è bene precisarlo, il modenese è stato iscritto nel registro degli indagati come atto dovuto: il fascicolo relativo a quel difficile parto era già stato analizzato all’epoca dei fatti e i poliziotti, coordinati dalla procura, in questi mesi hanno ripreso in mano tutte le carte, indagando nell’ambiente sanitario al fine di trovare l’assassino dello stimato professionista. Sono stati per questo ascoltati parecchi sanitari dagli inquirenti, in veste di persone informate sui fatti ma – in base a quanto trapela – non vi sarebbero comunque indizi chiave per arrivare ad una prossima risoluzione del caso. Quella del comportamento vendicativo da parte di un genitore resta però l’unica pista.

Se le ipotesi accusatorie nei confronti dell’indagato non dovessero trovare riscontro, il delitto resterebbe irrisolto e questa volta per sempre. La vedova del professor Montanari, Anna Ponti, 93 anni, non si è mai arresa e ha sempre sperato di arrivare alla verità ma, soprattutto, di avere giustizia per il marito barbaramente ucciso.

La vedova si è rivolta alla criminologa Antonella Delfino Pesce per trovare qualche traccia sfuggita 42 anni fa agli inquirenti e l’indagine si è originata proprio dalle cartelle cliniche. Erano le 20 dell’8 gennaio di 42 anni fa quando qualcuno impugnò la pistola per cancellare la vita del professore. Montanari, 51 anni, era appena uscito dall’ospedale e aveva scambiato qualche battuta scherzosa con uno specializzando di ostetricia. Come spesso accadeva, infatti, Montanari non ricordava dove aveva parcheggiato il suo Maggiolino. Giusto il tempo di mettere in moto e il professore era stato raggiunto da sette colpi di arma da fuoco, esplosi da una calibro 45. L’ultimo si era rivelato fatale.

All’epoca gli investigatori privilegiarono la pista professionale: il primario aveva già ricevuto lettere di minacce così pure proiettili. Nessuna pista, però, aveva condotto alla verità. Nel 2020 era spuntata una pistola ritenuta simile a quella utilizzata per commettere l’omicidio: l’arma era stata svenduta all’asta dall’ufficio Corpi di reato. Il compianto procuratore capo Paolo Giovagnoli aveva così deciso di riaprire il caso, poi nuovamente naufragato. Oggi le indagini condotte dalla mobile hanno portato ad un nome: quello di un papà disperato per i danni riportati dal proprio bambino sul cui passato, ora, gli inquirenti hanno iniziato a scavare.