FRANCESCA CHILLONI
Cronaca

Dramma a Cadelbosco: “Qui è tutto allagato. Mai visto niente così dalla piena del ’51”

C’è chi non vuole lasciare le proprie case e chi va da parenti. Il sindaco Zani: “Grazie ai volontari per l’eccezionale lavoro”

La cittadella allestita nel palazzetto di Cadelbosco è un fermento di attività: chi aiuta, chi coordina, chi rassegnato o disperato aspetta che l’alluvione faccia il suo corso. “A memoria d’uomo rotture arginali così nel nostro territorio non ne sono mai avvenute – afferma il sindaco Marino Zani –. Tutto quel cuneo di territorio è allagato, l’acqua continua ad uscire”. Ma il Piano di protezione civile ha funzionato: “Sì, tutto è andato per ora come previsto. Devo ringraziare per l’eccezionale collaborazione volontari, associazioni, forze dell’ordine, i cittadini”.

Emilia Romagna sott’acqua

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evacuati alluvione

“Eravamo tutti svegli perché il livello dei torrenti già dalla sera era molto alto. Alle ore 3,30 ci hanno avvertito, suonando casa per casa: era stata diramata l’ordinanza di evacuazione di Villa Seta». Rishi Manish Kumar, studente universitario, al mattino è tra gli sfollati: «Ci siamo tenuti in contatto con i cellulari. Non ho avuto paura, ma la situazione è drammatica». Giada, insegnante a Boretto, arriva con parenti: «L’acqua non ha invaso le case. Speriamo che non vengano danneggiate, che si possa tornare rapidamente». Annamaria Giovannelli invece non intende spostarsi: la sua villetta è un’isola tra i campi allagati. La raggiungiamo con le galosce. Sta svuotando con secchi la cucina: “Questa è casa mia, ci sto bene e ho tutto quello che mi serve. Mia figlia mi sta aiutando”.

Torniamo alla palestra. Anna Russo, disabile in carrozzina, suo marito Salvatore Leone e loro figlio aspettano con pazienza: “Siamo arrivati all’alba in Comune, tutti gli uffici erano operativi. Ci hanno accolto, in attesa che venisse preparata la palestra”. Anna dormirà nella Rsa locale: “La nostra casa non è allagata – spiega –. Ma non possiamo metterci in una condizione di pericolo”. Fa il suo ingresso l’anziano Giancarlo M., residente in via Da Vinci (ex Statale 63): «Mi ha portato qui la polizia locale, ma devo andare: devo mettere a posto i trattori e prendere l’auto a Santa Vittoria”. Gli operatori faticano a fargli accettare che il rischio è alto; lui borbotta: “Non c’è tanta acqua nei campi: 40 cm. Non è come la piena del ’51, quando l’acqua arrivò al primo piano di Palazzo Greppi”.

L’Anpas e volontari delle associazioni sportive cucinano per la popolazione e le decine di operatori. Arrivano cittadini che chiedono come possono essere utili. Dalla palestra vanno e vengono Zani, consiglieri e assessori; il vicesindaco Marco Piccinini prende le prenotazioni dei pasti e del pernottamento. C’è anche l’assessore regionale Alessio Mammi, per capire la situazione e riportarla alla Regione. Romano Aloi, coordinatore della Protezione civile, e il suo vice Federico Fontanesi sono tesi: “Il problema non è solo far defluire l’acqua, ma non farla risalire: lunedì (oggi, ndr) passerà il colmo della piena del Po. Santa Vittoria è salva, ma si trova in una depressione: se venisse allagata, ci vorrebbero mesi per svuotarla meccanicamente. Le ruspe non riescono ad arrivare agli argini per riparare le falle argini. Dietro alla Conca Verde, sotto l’argine, ci sarebbe un fontanazzo: potrebbe scavare e determinare altri crolli”.