STEFANO BENZONI
Sport

Cesena L’importanza di essere in buone mani

I due portieri Pisseri e Siano hanno avuto un ruolo cruciale nella promozione, trasmettendo serenità e mostrandosi decisivi in più occasioni

Cesena L’importanza di essere in buone mani

Cesena L’importanza di essere in buone mani

Qual è stata la principale differenza fra il rendimento del Cesena nella stagione 2022-2023 e quella attuale? Lasciamo perdere i punti (78 un anno fa, 93 oggi prima dell’ultima partita), le reti fatte e subite (siamo passati da 66-24 del passato torneo alle 77-19 di quello attuale) e altri dati statistici che potrebbero non essere poi eccessivamente rilevanti.

Il reale discrimine fra la squadra di un anno fa e quella attuale è data dai portieri, non dal loro numero, s’intende, ma dal loro rendimento da quanto hanno fatto e quanto non hanno fatto, da quanto avrebbero potuto fare e invece non hanno fatto e quello che avrebbero potuto fare e che poi invece sono riusciti a fare.

Potrà sembrare ingeneroso dirlo, ma il cambiamento principale – anche se ovviamente non l’unico – sta proprio in questo ruolo determinante e fondamentale: quello del vecchio numero 1, il guardiano della rete e della porta, uno dei giocatori più fondamentali in una squadra, se non il più determinante.

Gli attuali Matteo Pisseri, classe 1991, 33 anni il prossimo 21 novembre e il suo secondo Alessandro Siano, classe 2001, 23 anni da compiere proprio oggi il giorno dell’ultima gara, della passerella finale contro il Perugia, sono stati due baluardi spesso insuperabili e di enorme affidamento per la retroguardia bianconera.

I portieri c’erano anche un anno fa, ma la loro qualità era molto inferiore, o almeno questo è quello che hanno detto i numeri, le partite e anche le sensazioni dal campo e dagli spalti, vibrazioni che difficilmente ingannano.

Quest’anno gli estremi difensori del Cesena sono stati due – Pisseri titolare per 34 gare e sostituito per infortunio solo nei 20 minuti finali nella gara di Pontedera di venerdì 15 settembre 2023, e Siano titolare dalla gara post-promozione -, mentre l’anno passato sono stati tre, anche se uno, quello che avrebbe dovuto essere, almeno teoricamente, titolare inamovibile non ha mai giocato. Chiedersi cosa sarebbe successo se quel pomeriggio di domenica 4 settembre 2022 Minelli avesse giocato titolare e non si fosse infortunato (non chiediamoci ormai più come e perché: è acqua passata), è esercizio lezioso e sostanzialmente inutile. Fatto sta che il titolare del ruolo diventò Luca Lewis, figlio di Robert, uno dei due copresidenti (non benissimo...), non proprio un Dino Zoff fra i pali, e il club corse ai ripari acquistando in extremis e nelle bancarelle di un mercato in quel momento inevitabilmente sguarnito e con scarsa scelta Andrea Tozzo.

La coppia non si rese artefice di prestazioni indimenticabili e ciò incise sulla sicurezza del centrocampo e del reparto difensivo e in generale sul rendimento della squadra. Nonostante ciò il Cesena chiuse al secondo posto con 79 punti alle spalle della Reggiana che fu promossa, con un bilancio totale di 66 gol fatti e 24 subiti e 22 gare complessive (20 in stagione regolare e due nei playoff) senza subire reti: nove nel girone d’andata e 11 in quello di ritorno.

In questa stagione con Pisseri e Siano a difendere la porta bianconera i risultati sono stati evidenti e sotto gli occhi di tutti: promozione ottenuta con quattro turni d’anticipo sabato 30 marzo, 77 reti fatte e 19 quelle subite e 93 punti in classifica. Ma soprattutto la differenza a livello di portieri è stata una e di peso specifico non indifferente.

Al netto di un’ottima difesa sia nel campionato passato che in quello attuale, l’anno scorso Lewis e Tozzo non hanno mai salvato il risultato, non sono mai stati protagonisti di interventi decisivi, quest’anno invece Pisseri e Siano parate e interventi che valgono un gol li hanno fatti.

Pisseri è stato titolare inamovibile nel ruolo, Siano, più giovane e acerbo sebbene molto forte, è stato impegnato a tenerlo allenato, a fargli sentire la pressione, pur a fronte di un bel rapporto fra i due fra cui c’è stata una sana rivalità, ma anche amicizia, comprensione, fiducia e affiatamento.

Un salto di qualità determinante per una squadra che non poteva prescindere dal fatto che a ricoprire una posizione così importante e spesso determinante ci fosse qualcuno non di primo livello. Il direttore Fabio Artico e il club la scorsa estate hanno agito immediatamente in tal senso e i risultati sono stati subito sotto gli occhi di tutti. Non solo dovuti a questo cambiamento, ma anche indubbiamente a causa di questo cambiamento.