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Covid Veneto, oggi 3 dicembre: 3.116 contagi. Zaia: "Appesi al filo dei ricoveri"

Nove le vittime, numeri in crescita costante, Padova la più colpita +259 casi. Zaia: "Se servisse siamo pronti a riaprire gli ospedali chiusi". Veneto resta in zona bianca, giallo dietro l'angolo

Bollettino Covid Veneto, 3 dicembre 2021

Bollettino Covid Veneto, 3 dicembre 2021

Venezia, 3 dicembre 2021 – "A tenere il Veneto in zona bianca è solo l'occupazione dei letti di area medica, perché gli altri due parametri considerati, incidenza su 100.000 abitanti e occupazione delle terapie intensive, da sole proietterebbero la regione in zona gialla da subito" a dirlo il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, oggi 3 dicembre in conferenza stampa dalla sede della Protezione civile regionale a Marghera per l'aggiornamento sulla situazione dei contagi che preoccupa il Veneto, fra le cinque province che rischiano di finire in zona gialla. "Siamo appesi a un filo" dice il governatore. L'incidenza in regione è di 317,1 casi ogni 100.000 abitanti, quindi sopra la soglia di 150 casi, e l'occupazione delle terapie intensive è del 10%, quindi esattamente pari alla soglia. L'occupazione dell'area non critica è invece all'8%, quindi sotto la soglia del 15% che determinerebbe il passaggio al giallo. "Superiamo due parametri su tre, la preoccupazione c'è", anche perché "il passaggio di zona non è una passeggiata, anche se in questo caso è abbastanza morbido" ha detto Zaia. 

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Bollettino Covid Veneto, 3 dicembre 2021
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Il bollettino di oggi 3 dicembre

Il bollettino di oggi 3 dicembre Superati i 3000 mila casi, curva dei contagi da Covid in costante crescita: sono 3.116 i nuovi positivi a coronavirus in Veneto nelle ultime 24 ore, a fronte di 98.015 tamponi eseguiti con incidenza del 3,18%, sono 525.803 i positivi da inizio pandemia, gli attuali positivi sono 35.705. I ricoverati totali sono 726 (+27) di cui 605 area non critica (+17), 121 in area critica (+10), i decessi 11.992 (+9). Covid Veneto, 4 dicembre: 2.560 contagiati, 37mila in isolamento; raggiunti 12 mila morti  

Ieri la regione ha sfiorato i 3 mila casi e 6 morti, oggi sono 9 le vittime. "Due i parametri superati dal Veneto per passare di zona dal bianco al giallo - spiega Zaia - questa settimana siamo appesi al filo dell’occupazione dell’area medica non critica" dove la percentuale è ora all'8%, la soglia critica è il 15%. L'incidenza settimanale è al 317,1 su 100mila abitanti. L'Rt 1,39. Parametri ancora sotto la soglia limite.  Covid Veneto, variante Omicron: primo caso un vicentino 40enne. Zaia: "Massima allerta"

La mappa dei contagi nelle province

In vetta al bollettino sull’andamento della pandemia nelle province del Veneto, dopo la frenata di ieri con 584 torna Padova che oggi 3 dicembre conta 843 (+259) nuovi contagi, segue Treviso con 671 (-45) nuovi contagi. Contagi in crescita costante anche nella Città metropolitana di Venezia con 578 (+52) nuovi positivi, mentre sono in calo a Vicenza dove ci sono 489 (- 31) persone risultate positive nelle ultime 24 ore. A Verona sono 291 (-1) i casi di oggi. Peggiora la situazione a Belluno, con 80 (+51) casi, migliora a Rovigo dove le ultime persone contagiate sono 91 (+54). La provincia con il numero più alto di decessi è Verona: sono 2.690 le persone scomparse a causa del Covid, seguono Vicenza con 2.176 (+1) vittime e Venezia con 2086 (+1) decessi da imputare alla pandemia.  

Zaia: "Dopo il giallo c’è subito l’arancione"

Il giallo sembra abbastanza vicino in Veneto, dove la massa di non vaccinati è di 656mila persone. "Se dovessimo proiettare la media sappiamo che pian piano si passo dal giallo, all’arancione e sappiamo che dopo c’è anche il rosso. Per questo insistiamo sulla terza dose, perché ci permette buona probabilità di evitare il rischio dell’ospedalizzazione. La sfida di questa partita ce la giochiamo tutta in ospedale dove si sta combattendo una battaglia che toglie posti ad altri patologie", dice Zaia. 

"In Veneto ci sono 656mila persone non vaccinate - sottolinea il governatore -. Le terze dosi riducono drasticamente l'ipotesi del ricovero ospedaliero". E aggiunge: "Se dovessimo proiettare una media dell'incremento degli ultimi 15 giorni piano piano si arriva al rosso ma di mezzo c'è un contingente di tempo che trascorre sanificante. Noi insistiamo sulla terza dosi 2 mln eligibili, investiamo perché dose booster ci permette di avere buona tranquillità per rischio ospedalizzazione. La vera partita, la sfida di questa tragedia è non occupare gli ospedali dove si consuma una battaglia che ha iniziato a togliere letti a persone che devono essere curate per altre patologie. I pazienti covid sono malati complicati che hanno bisogna di team di cure complesse".

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Il nodo sugli ospedali: Ulss nella fase 2

“Siamo pronti se servisse, a riaprire i sette ospedale chiusi che abbiamo tenuti manutenuti e pronti”, ccirca 700 i posti letto negli ospedali dismessi della regione che potrebbero essere riutilizzati. “Oggi questa emergenza non c’è ma siamo pronti dice Zaia -. I Covid hospital per ora non sono previsti, dobbiamo vedere l’evoluzione”. Il tema da risolvere resta invece la carenza del personale sanitario che dovrebbe essere impiegato in questi ospedali.

Al momento tutte le Ulss venete rientrano nella fase 2 del piano ospedaliero messo a punto dalla Regione, tranne la Ulss 6 Euganea, che è già in fase 3. Lo spiega l'assessore regionale alla Sanità, Manuela Lanzarin, oggi in conferenza stampa dalla sede della Protezione civile regionale di Marghera. "Le attività non urgenti sono state sospese di più o di meno a seconda dello stato in cui si trova il singolo ospedale", continua Lanzarin. Le diverse fasi del piano ospedaliero prevedono infatti una diminuzione progressiva delle attività ordinarie, che si rende necessaria man mano che la presenza di pazienti Covid si fa più importante. "Se dovesse servire siamo pronti ad aprire i sette ospedali chiusi", interviene Zaia, ricordando che già nel 2020 la Regione ha ripristinato sette vecchi ospedali ormai dismessi, in modo che se necessario possano essere riattivati. Ma per il momento non sono stati riattivati nemmeno i Covid hospital, ovvero le strutture ospedaliere che fermano completamente tutta l'attività non legata ai pazienti Covid e diventano dedicate ai pazienti positivi. "Non siamo impreparati, abbiamo il nostro piano legato alle diverse fasi e ci ragioniamo in base all'occupazione", conclude Zaia.

Vaccini: ripresa delle prime dosi

È un trend che si consolida quello dell'aumento delle prime dosi di vaccino in Veneto, ad un anno dall'inizio della campagna di profilassi contro il Covid. Ieri sono state 2.910 le prime vaccini, su un totale di 42.054 somministrazioni, conferma che la macchina sanitaria è di nuovo a pieno ritmo. Una crescita dovuta soprattutto alle terze dosi/booster, 37.610, Sono 585.635 i cittadini veneti che hanno già ricevuto la dose addizionale, pari al 12,1% della popolazione residente.

Medici e personale sanitario

Sulla carenza di medici "paghiamo lo scotto di una mancata programmazione, che peraltro non ci compete. Per anni abbiamo detto che si doveva riprogrammare il numero dei medici", prosegue Zaia. "Nel 2018 - ha ricordato - abbiamo assunto 300 medici laureati ma non specializzati, scatenando un putiferio. Oggi è normale, ma c'è voluto il Covid di mezzo, così come è normale chiedere di lavorare a un medico oltre i 70 anni. Senza pensare a chi preferisce lavorare nel pubblico o privato. In un mondo in cui la sanità è universalistica, ed è giusto che così sia, i professionisti lasciano un lavoro massacrante dove vengono pagati poco e vanno in spazi dove si lavora meglio", ha concluso.

Stop ai tamponi per non sintomatici nelle Ulss

"Siamo oberati dal contact tracing, arriviamo a fare 140.000 tamponi al giorno. L'anno scorso a dicembre viaggiavamo sui 50.000", sottolinea il  presidente Zaia, commentando lo stop ai tamponi per i non vaccinati nei centri regionali. "Dobbiamo dare delle priorità agli infetti e a coloro che devono essere tracciati per evitare che l'infezione si diffonda, senza voler aver astio o posizioni precostituite contro qualcuno", spiega Zaia. "Tutti i cittadini hanno diritto di essere seguiti, ma oggi c'è chi ha più bisogno e sono quelli che si sono infettati o sono entrati in contatto con infetti".